Il governo è al lavoro per un rallentamento delle restrizioni anti covid visti i contagi in calo e la diminuzione anche della pressione ospedaliera con molte Regioni che sono ad un rischio basso. In particolare il 31 marzo scadrà lo stato di emergenza e si valuta anche l’addio, all’inizio parziale, del green pass.
Le anticipazioni delle prossime mosse del premier Draghi sono state rese note da alcune agenzie di stampa. Dal 1 aprile il green pass non sarà più obbligatorio per i ristoranti all’aperto e per le consumazioni al bar. Meno restrizioni anche per quanto riguarda gli stadi dove si potrà accedere senza la certificazione verde (al momento la capienza è stata aumentata al 75% ma un ritorno al 100% non sembra impossibile). A partire da giugno, il green pass non sarà più necessario negli uffici e nei negozi. Il prossimo step prevede l’abolizione anche per quando riguarda la certificazione verde sul posto di lavoro, si ipotizza come data il 15 giugno quando scadrà l’obbligo vaccinale per gli over 50, gli operatori sanitari, le forze dell’ordine e il mondo della scuola.
A frenare gli entusiasmi ci pensa però Sergio Abrignani, immunologo dell’Università Statale di Milano e membro del Cts, che in un’intervista a ‘Il Corriere della Sera’ spiega:
“A Marzo ci potremmo trovare già in una situazione buona, da qui a settembre andrà tutto bene, ma nella testa di un ricercatore si affaccia una domanda. Il virus non scomparirà. Resterà sotto forma di variante Omicron e chi verrà contagiato, se vaccinato, svilupperà forme simil influenzali. I non immunizzati si ammaleranno. Se avessi più di 50 anni e non avessi ricevuto le dosi non mi sentirei tanto tranquillo“.