Coronavirus

Quattro mesi per una tac, la finta riapertura degli ambulatori in Campania

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Contagi in calo: riaprono gli ambulatori specialistici. L’Unità di crisi regionale per l’emergenza Covid, con un nota inviata oggi a tutte le direzioni delle aziende sanitarie e delle aziende ospedaliere, ha disposto “il ripristino di tutte le attività di specialistica ambulatoriale del servizio sanitario regionale, dando mandato agli stessi direttori generali di adottare ogni misura utile a prevenire la diffusione del contagio”.

Erano chiusi dal 10 gennaio quando sempre l’Unità di crisi, per garantire posti letto ai pazienti covid, aveva stabilito lo stop ai ricoveri programmati e alle attività di specialistica ambulatoriale non urgenti nelle strutture sanitarie pubbliche “al fine di consentire una rapida ottimizzazione dell’organizzazione ospedaliera per fronteggiare la situazione pandemica”, di “impegnare il personale sanitario pubblico e convenzionato in via prioritaria alla gestione dei pazienti Covid” e ravvisata “la necessità garantire la disponibilità di un più adeguato numero di posti letto sia nella degenza medica che chirurgica da dedicare ai pazienti affetti da Covid-19”. Oggi, dopo giorni di polemiche, e le accuse del coordinamento degli Ordini dei medici della Campania, sono ripristinate tutte le attività di specialistica ambulatoriale del servizio sanitario regionale.

Da quanto filtra, la decisione è stata presa per l’avvio del calo dei contagi di covid in Campania e per dare una risposta pubblica al bisogno di cure di parte della popolazione non affetta dal Covid rimasta per giorni senza una vera assistenza.

L’ultima beffa del governatore De Luca, sulla pelle e sulla vita dei cittadini della Campania, è la finta riapertura delle prestazioni ambulatoriali. Le testimonianze drammatiche che sto raccogliendo in questi giorni sono l’ennesima riprova che in Campania il diritto alla salute è negato. Basti pensare che per eseguire una tac al Cardarelli, il più grande e attrezzato ospedale del Mezzogiorno, bisognerà attendere il mese di aprile. 120 giorni per un esame che potrebbe evidenziare una patologia oncologica che, se non curata in tempo, potrebbe essere letale per chi ne soffre”. È la denuncia della consigliera regionale Maria Muscarà. “Prenotazioni – prosegue Muscarà nella sua nota – che in assenza di un Cup unico regionale, vanno effettuate al telefono, con un’attesa media che supera anche un’ora, sempre se prima non cada la linea. Risultato? Per curarsi in Campania, se hai disponibilità economiche, devi rivolgerti al privato. Dunque, la finta riapertura degli ambulatori per tutte le prestazioni non è altro che un portone spalancato ai privati, così da metterli a tacere dopo il pasticcio del ricalcolo mensile dei tetti di spesa, che sono andati già esauriti prima della metà del mese di gennaio”.

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