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ARZANO. Dopo 32 mesi, la Commissione Straordinaria lascia il “servizio” men che a metà.

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Alla Commissione straordinaria capeggiata dalla D’Orso, ci sono voluti 32 mesi per abbattere una piccola parte degli abusi della 167. Molti altri abusi sono ancora sotto gli occhi di tutti, a testimoniare che lo Stato non vuole vedere, quando sono coinvolti dipendenti comunali, vigili urbani, medici, avvocati, insomma il fior fiore della comunità.

Nel 2018, l’ex Sindaca ottenne un finanziamento per il Parco urbano di via Cardarelli, nell’ambito di finanziamenti regionali tesi a dare segnali forti contro l’illegalità, scoperchiando una triste realtà. Voleva incidere nel quartiere diventato fortino della camorra attraverso la “liberazione” degli spazi comunali e la predisposizione di percorsi attrezzati nel verde per adulti e bambini.

La scuola, cuore centrale del quartiere, doveva diventare raggiungibile da tutte le strade laterali  pedonali previste a raggiera nella originaria progettazione dell’area, la quale disegnava ampi percorsi a verde pubblico attrezzato tra ognuno dei blocchi di villette e condomini di edilizia residenziale e cooperativa. I porticati della 167, la Scuola, la Città dei ragazzi (oggi sede della UILDM e della Protezione civile), l’Isola ecologica, il Distretto sanitario dovevano diventare luoghi aperti con ampi spazi di aggregazione finalizzati ad eliminare la ghettizzazione e la separatezza dei fabbricati IACP dal contesto. Il progetto del Parco urbano sarebbe dovuto diventare la conclusione dell’iter di riappropriazione degli spazi comunali recitanti con cancelli, muri di cemento, pareti di fil di ferro dai notabili della città, da quelli che comprando le villette a schiera di via Cardarelli, di via Colombo e di via Silone, hanno deciso di appropriarsi di demanio comunale nel colpevole e collusivo silenzio delle amministrazioni dell’epoca.

Tutte le cooperative di villette a schiera hanno perpetrato tali abusi, allargando più del triplo i giardini personali, piazzando cancelli per chiudere i varchi diretti verso la scuola e quel grande campo, oggi incolto, che c’è davanti, trasformando un quartiere modello di integrazione pubblico/privato in una serie di bunker anonimi, brutti e facili da presidiare per la camorra.

La Prefetta D’Orso – su tali basi – è stata costretta a dare un segnale anticamorra, anche per le continue sollecitazioni delle associazioni e di parte della stampa, decidendo di abbattere solo il deposito abusivo delle palazzine IACP, ignorando la villona e la villetta spuntate sotto ai portici del palazzo popolare, ma anche tutte le requisizioni private di giardini e strade comunali fatte dalla classe dirigente del paese.

Ed infatti, a leggere gli atti, si scopre che il prestito ottenuto per la demolizione riguardava solo quella piccola porzione di abuso.

Minformo, però, ha fatto bene il suo lavoro di giornalismo libero e d’inchiesta e, con l’articolo “Ad Arzano la camorra resta indisturbata” (leggi qui) ha scatenato un putiferio, mettendo in luce quanto sia inutile l’anticamorra di facciata proclamata da chi cerca solo visibilità se non viene seguita dai fatti.

Gole profonde riferiscono che il Prefetto in persona, in una fredda telefonata, abbia richiamato la D’Orso ad una maggiore incisività – dopo 32 mesi – e così è stato esteso l’abbattimento alla villona, esplicitamente richiamata nell’articolo, mentre sul resto sarebbe stato calato il solito silenzio, a partire dalla villetta sotto i porticati, che spicca con le sue tende parasole.

Sarebbero gli stessi dipendenti dell’ufficio tecnico e del comando di polizia municipale a celare la quantità e l’enormità degli abusi compiuti nell’area: di seguito se ne posta un ampio reportage fotografico, relativo a muri, cancelli, coperture abusive che negli anni hanno trasformato quell’area nel fortino della camorra arzanese, con la speranza che i due attuali comandanti dei vigili urbani sappiano portare a conclusione il ripristino della legalità.

A quando gli altri abbattimenti?

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