NAPOLI – “Gli alberghi pieni, quasi come due anni fa. E le biglietterie dei musei prese d’assalto come nell’estate 2019, quella del boom” Così si esprime Federalberghi riferendosi al grande successo ottenuto dalla città di Napoli nella stagione estiva.
Un successo insperato, nonostante l’assenza dei visitatori di oltreoceano, quelli che nel periodo precedente la pandemia contribuivano enormemente ad arricchire i bilanci delle aziende del settore.
«Turismo domestico» è l’espressione coniata dagli operatori per definire la tipologia di visitatori accorsi a Napoli nelle ultime settimane, nettamente diversa da quella dei periodi precedenti.
«Il 75% dei turisti, infatti, arriva dal nostro Paese», spiegano da Federalberghi. E il restante 25% proviene, in buona parte, dai paesi dell’Unione Europea. Un’analisi più articolata è stata elaborata da Agostino Ingenito, il presidente dell’Abbac.
«Siamo andati bene ovunque. Tutto esaurito dalla seconda metà di luglio a fine agosto. Il Cilento ha volato, molto richieste anche le zone interne. Hanno tenuto la penisola sorrentina e la costiera amalfitana. Bene Napoli. Moltissimi italiani, poi francesi ed in generale cittadini della Unione europea». Il bilancio positivo, però, sottolinea Ingenito, non deve far dimenticare che la primavera è completamente saltata a causa del Covid e che permangono gravi insufficienze strutturali». «Un esempio clamoroso – riflette – è la inadeguatezza della rete del trasporto pubblico in Cilento. Chi non ha un’auto si sposta con estrema difficoltà».
Altra piaga, prosegue, è l’abusivismo che inquina il settore: «Il 16 agosto ho dovuto aiutare una famiglia siciliana che su un portale rinomato aveva prenotato un bed and breakfast in Piazza Carità, a Napoli, rivelatosi poi inesistente». Carente, incalza, anche la politica di promozione del territorio da parte dell’agenzia del turismo. Luglio ed agosto hanno risollevato anche, almeno in parte, le sorti dei ristoratori dopo la primavera nera. Commenta Massimo Di Porzio, che a Napoli gestisce il ristorante Umberto: «Ho lavorato un po’ meno dell’estate 2019, quella pre Covid. Ho ospitato stranieri, per lo più europei, e moltissimi italiani». Tasto dolente i trasporti. «I turisti che venivano a cena – racconta Di Porzio – a volte non potevano tornare in albergo perché dopo le 23 a Napoli i mezzi pubblici si fermano e trovare un taxi è difficile. Spesso dal centralino rispondevano di non avere auto».