A causa del certificato di morte sbagliato le forze dell’ordine hanno bloccato i funerali di Michele Siciliano, il 30enne rimasto vittima di un incidente stradale a Santa Maria della Pietà di Nola a fine giugno.
Il giorno del sinistro erano scattati i soccorsi nell’immediato e il disperato ricovero all’ospedale del Mare: qui Michele è morto dopo 40 giorni di agonia. Ora in famiglia purtroppo devono fare i conti anche con un certificato di morte sbagliato.
Secondo Il Mattino, sul documento è precisato che il decesso non è ascrivibile a fatti per cui è costituito reato. Ovvero un’informazione falsa: in verità nell’incidente è stato coinvolto un secondo veicolo.
Per questo le forze dell’ordine sono ancora al lavoro per cercare di ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto. Intanto il certificato di morte sbagliato equivale a uno stop dei funerali dal momento che il documento è indispensabile per l’autorizzazione della sepoltura e della cremazione.
Nei guai è ora finito il medico del reparto di rianimazione dell’Ospedale del Mare che era di turno la notte tra il primo e il due agosto, ovvero la notte in cui Michele Siciliano è morto: l’accusa è di falso in atto pubblico e omissione di atti d’ufficio.
L’incidente è accaduto a giugno. Il 30enne stava percorrendo l’Autostrada A30 a bordo della sua motocicletta, una delle sue grandi passioni, di ritorno da una giornata trascorsa al mare, quando è rimasto coinvolto nell’incidente stradale: soccorso tempestivamente dai sanitari del 118, Michele era stato dapprima ricoverato all’ospedale Santa Maria della Pietà di Nola e poi, a causa della gravità delle ferite riportate nell’incidente, era stato trasferito all’ospedale del Mare di Napoli, dove poi è avvenuto il decesso.