Caivano

Ancora puzze all’alba. Si rifanno vivi i falsi profeti. Ribellarsi a politici, criminali e capipopolo è la soluzione.

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CAIVANO – Un altro sfregio ai cittadini caivanesi, quegli stessi cittadini che oramai assuefatti da una qualità di vita scarsa non hanno neanche più la forza di alzare la voce e far valere i propri diritti. Tanto a queste latitudini è inutile. Nessuno ti ascolta e chi è preposto a farlo è protetto dalle finte lotte fatte dai soliti showman innamorati delle telecamere e dei riflettori.

Stamattina alle 7:30 un fetore misto tra quello di fognature e di immondizia ha avvolto la città, svegliando con un lezzo nauseabondo quei pochi ancora rimasti a letto. Ma la vita è scorsa come se nulla fosse, la gente si è riversata nei luoghi di lavoro consapevole che nulla di nuovo sia accaduto.

Il logorio della vita moderna ha rosicato anche quelle poche menti pensanti presenti sul territorio, il resto? O sono scappate o stanno pensando di farlo.

La politica sull’argomento resta muta. Le istituzioni completamente assenti e il problema della puzza, dei roghi e della criminalità organizzata restano i problemi di sempre.

Un assessore all’ambiente assente in Consiglio comunale quando si è dovuto parlare di TARI e PEF figurati se si espone su un problema atavico come questo. Dove l’Amministrazione Falco a riguardo non ha fatto registrare uno stralcio di linea programmatica né un’idea sulla risoluzione del problema.

A finire di assuefare i cittadini ci pensa il “masaniello” di sempre, colui che come ogni semplice cittadino è bravo solo a giudicare e al primo intoppo a mettere in discussione l’operato della politica. Ci pensa lui per tutti. La gente non si ribella tanto ci pensa il “nostro” capopopolo.

Colui che ama farsi fotografare con ministri e Generali dell’Arma ma che sulle stese non proferisce parola, colui che fa politica a tutti gli effetti, presenzia a tavoli proibiti alla stampa, colui che vanta amicizie con giudici e pubblici ministeri, colui che intrattiene conversazioni private con le istituzioni che contano ma che quando c’è qualcosa che non va è colpa delle istituzioni, della politica.

Questo tipo di persone sono le più determinanti dal punto di vista dell’assuefazione, sono quelli che si riempiono la bocca con il paragone di padre Puglisi, Giancarlo Siani, Peppino Impastato, don Giuseppe Diana ma che non disdegnano di capire i delinquenti che per soldi si vendono la mamma e i figli o di chiamare fratelli i camorristi.

A questi personaggi si affida la gente disperata, quel tipo di persone che non sa come fare per lottare per i propri diritti, quelle persone che non hanno avuto la fortuna di poter studiare.

Delegano il proprio futuro a questi nuovi capipopolo non accorgendosi che nel momento in cui lo fanno hanno finito di perdere quel po’ di speranza che possedevano nel poter lottare per i propri diritti.

Se io avessi avuto la facoltà di incontrare un Papa, di parlare in privato con un Premier, di ospitare nella mia dimora un Ministro dell’Interno o quello dell’Ambiente, se avessi avuto la facoltà di farmi fotografare con un Generale dell’Arma, sarei stato consapevole che, al di là delle vere incombenze che mi spettano in società, stessi facendo politica e anche ad alti livelli e mi riguarderei bene dal puntare il dito o criticare alla prima difficoltà chi in realtà ha tutto l’obbligo di risolvere i problemi su un territorio. Allora fare la lotta così è facile, la saprebbe fare anche un bambino.

Quello che serve ai caivanesi è svegliarsi dal torpore, imbracciare i forconi – in senso metaforico – individuare i colpevoli (politici, criminali e falsi profeti) ed emarginarli dal contesto, scegliendo in maniera autonoma il proprio futuro. Perché, tanto questi ultimi sono parte integrante di un unico problema.

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