Dieci anni per Gaetano Di Lorenzo, storico esponente del clan dei Muzzoni di Sessa Aurunca, e 9 anni per il complice Carlo D’Angelo. La Corte di Cassazione ha messo la parola fine al processo a carico dei due accusati di estorsione ai danni di un imprenditore.
La Suprema Corte ha confermato la sentenza pronunciata dalla Corte d’Appello di Napoli ritenendola priva di vizi di illogicità, lamentati dai difensori dei due imputati, con particolare riferimento alle riscontrate dichiarazioni rese della persona offesa.
Secondo la versione di Di Lorenzo, infatti, nel corso dell’incontro non sarebbe stata avanzata una richiesta estorsiva bensì una proposta di cogestione dell’attività imprenditoriale. Una versione a cui la Corte Romana non ha creduto dando credito alla denuncia sporta dall’imprenditore che aveva parlato di ‘pressioni’ di ben altra natura.
La vittima, infatti, aveva denunciato di essere stata avvicinata da soggetti del clan dei Muzzoni, attivo nella zona di Sessa Aurunca, ed invitato a pagare la ‘tassa della tranquillità’ ma anche far gestire l’attività imprenditoriale al sodalizio (attraverso prestanome) facendo diventare l’imprenditore un semplice dipendente al servizio di un’impresa nelle mani della consorteria.