Sospese dopo 67 giorni le ricerche nell’area dell’azienda agricola di Novellara (nel Reggiano) dove viveva la famiglia di Saman Abbas e dove si pensa sia sepolto il corpo della 18enne pachistana, che rifiutò un matrimonio combinato.
In più di due mesi sono stati impiegati 500 carabinieri, unità cinofile, vigili del fuoco e polizia, geo scanner in hd, elettromagnetometri e droni.
In base a quanto riferito dai militari, proseguiranno invece le attività investigative sia per trovare elementi utili al rinvenimento del corpo della giovane, sia per trovare i latitanti ritenuti responsabili dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere della ragazza.
Per la sua scomparsa, al momento, cinque persone sono iscritte nel registro degli indagati: i genitori della 18enne, per cui è stata presentata la rotatoria internazionale per il loro fermo, uno zio e due cugini.
A sostegno della tesi dell’omicidio di Saman ci sono le parole del fratello che agli inquirenti ha descritto in maniera molto specifica quei giorni di tensione precedenti alla scomparsa della giovane. Il ragazzo ha direttamente accusato lo zio di essere l’esecutore materiale dell’omicidio.
Le indagini per cercare di fermare gli altri indagati ancora liberi e latitanti, molto probabilmente all’estero, proseguono anche all’estero.