Una netta diminuzione di positivi e di decessi in tutto il Paese. Questo il nuovo quadro epidemiologico illustrato dal monitoraggio settimanale di Fondazione Gimbe sulla situazione Covid in Italia.
Nella settimana dal 2 all’8 giugno i nuovi casi di Sars-Cov-2 sono scesi del 31,8%. Un calo percentuale simile a quello registrato per i decessi: -34,9%, con 469 nuove vittime, rispetto alla settimana precedente quando erano state 720.
«Da 12 settimane consecutive il trend dei nuovi casi si conferma in discesa, sia per la ridotta circolazione del virus come dimostra la riduzione del rapporto positivi/casi testati, sia per la costante diminuzione dell’attività di testing» commenta il presidente di Gimbe Nino Cartabellotta, ribadendo l’importanza del tracciamento.
A proposito dei dati sul tracciamento, il monitoraggio Gimbe evidenzia un’ampia disparità tra Regioni. Nelle ultime 4 settimane il numero di persone testate settimanalmente a livello nazionale si è ridotto del 28,3%, scendendo da 2.614.808 a 1.875.575.
«A fronte di una media nazionale di 150 persone testate al giorno per 100 mila abitanti si rilevano notevoli e ingiustificate differenze regionali, da 239 persone testate/die per 100 mila abitanti del Lazio a 64 persone testate/die per 100 mila abitanti della Puglia» ha spiegato Cartabellotta.
Sul fronte della pressione ospedaliera il monitoraggio settimanale di Gimbe segnala uno svuotamento progressivo delle strutture sanitarie.
«Con l’apertura della campagna vaccinale a tutte le fasce d’età era atteso il netto incremento dei trend di vaccinazione nelle persone di età inferiore a 60 anni. Ma al momento, con oltre 2,9 milioni di over 60 ad elevato rischio di ospedalizzazione e decesso che non hanno ancora ricevuto nemmeno la prima dose, diventa sempre più urgente integrare il sistema di prenotazione volontaria con strategie di persuasione individuale, personalizzate e capillari sul territorio» ha spiegato il presidente di Gimbe.
La responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari di Gimbe, Renata Gili, riguardo la campagna vaccinale anti Covid ha evidenziato ancora un grande vuoto nella messa in sicurezza dei più fragili.
Ad oggi risultano ancora totalmente scoperti il 7,4% degli over 80 ( 330.526), il 14,7% della fascia 70-79 (879.088) e il 22,9% per quella 60-69 anni. Sempre sul fronte dei fragili, il monitoraggio segnala l’83,7% degli over 60 con almeno una dose di vaccino ricevuta, evidenziando allo stesso tempo una costante disuguaglianza tra le Regioni: se Puglia, Umbria, Lombardia, Lazio, Veneto, Emilia-Romagna, Molise e Toscana superano l’85%, la Calabria e la Sicilia restano ancora sotto il 75%.
La Fondazione Gimbe si è poi espressa sulla delicata questione del vaccino AstraZeneca per i giovani. Mentre Ministero della Salute e Cts discutono sul possibile utilizzo consentito solo agli over 50, Cartabellotta ribadisce come «in un’ottica di salute pubblica e di strategie vaccinali il profilo beneficio-rischio del vaccino si modifica in relazione alla circolazione del virus. Ed è anacronistico che, a fronte delle indicazioni del Ministero della Salute che già dallo scorso 7 aprile raccomandava AstraZeneca “preferenzialmente” per gli over 60, nelle ultime 3 settimane, su un totale di 1.431.813 dosi di vaccini a vettore adenovirale somministrate, il 33,1% (473.578 dosi) siano state somministrate a persone under 50 e l’11% (158.156 dosi) nella fascia 18-29».
In buona sostanza per Gimbe è arrivato il momento di prendere una decisione più decisa nei confronti delle raccomandazioni finora date da Aifa e Ministero: «Nei soggetti più giovani, già a minor rischio di Covid grave, in condizioni di bassa circolazione virale l’incidenza di effetti avversi, seppur molto bassa, supera i potenziali benefici del vaccino nel prevenire ospedalizzazione, ricovero in terapia intensiva o decesso. Se da un lato non bisogna rallentare il ritmo della campagna vaccinale, dall’altro è indispensabile massimizzarne i benefici e minimizzarne i rischi».
Il presidente della fondazione Gimbe ha dunque sottolineato come ora i rischi superano i benefici nel caso dei vaccini somministrati agli under 50. Ma allora perchè sono state ignorate le raccomandazioni?