Endri Elezi, il 28enne albanese arrestato ieri sera a Sparanise con l’accusa di avere fornito le armi all’attentatore di Nizza, si era trasferito nel comune del Casertano da un paio di mesi, ma non faceva nulla per nascondersi: lavorava nei campi e spesso era stato visto in giro nel centro della cittadina insieme al figlio di 4 anni.
È questo quello che emerge a poche ore dall’operazione, eseguita dalle Digos di Napoli e Caserta, coordinate dalla Procura di Napoli, in esecuzione di un mandato d’arresto europeo emesso dalle autorità francesi.
L’uomo abitava in un appartamento di via Solimene, nel centro di Sparanise, insieme alla compagna e al figlio piccolo.
Nel comune, dove vivono poco più di 7mila persone, c’è una folta comunità albanese, perfettamente integrata, composta da 4/500 persone che lavorano nei campi circostanti.
Il sindaco di Sparanise, Salvatore Martiello, ha raccontato che nessuno aveva fatto caso al 28enne, che era stato visto molte volte in centro col figlio e che aveva cominciato a lavorare anche lui nei campi.
L’uomo è accusato di avere aiutato Mohamed Lahouiej – Bhohulel, il terrorista che, il 14 luglio 2016, alla guida di un autocarro, investì la folla che era nei pressi della promenade des Anglais per la festa nazionale francese. Una folle corsa durata quasi due chilometri, durante la quale l’attentatore si spostava a zigzag per travolgere il maggior numero di persone e sparava all’impazzata dal finestrino. Le vittime furono 86, i feriti 302. L’attentatore fu ucciso sparando verso la cabina di guida dopo quasi 20 minuti. Il 15 luglio l’Isis aveva rivendicato l’attentato.
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