A 33 anni Arianna Flagiello ha scelto di farla finita: era esasperata dai maltrattamenti dell’ex fidanzato che andavano avanti da più di 10 anni.
Non è riuscita a trovare una via d’uscita e così ha pensato che l’unica soluzione per essere libera sarebbe stato il suicidio.
Nell’agosto del 2015 Arianna si è uccisa lanciandosi dal balcone della sua abitazione, nel quartiere Arenella, a Napoli: secondo i giudici la 33enne si è suicidata perché esasperata dai continui maltrattamenti che andavano avanti ormai da oltre dieci anni.
La Corte di Assise di Appello di Napoli ha condannato a 19 anni di reclusione l’ex fidanzato Mario Perrotta.
In primo grado Perrotta era stato condannato a 22 anni ed era stato assolto dall’accusa di tentata estorsione, reato per il quale è stato invece riconosciuto responsabile dai giudici di secondo grado ma solo ai danni della vittima e non della madre di lei.
La sentenza è stata emessa dalla Quinta Sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli (presidente Rosa Romano, giudice a latere Taddeo).
Per Perrotta lo scorso 4 marzo il sostituto procuratore della Corte di Appello di Napoli Giovanni Cilenti, al termine della requisitoria, aveva chiesto 24 anni per i reati di istigazione al suicidio e maltrattamenti, con l’aggravante della morte, e per tentata estorsione nei confronti della 33enne e della madre di lei.
La morte di Arianna fu dai primi momenti messa in relazione dagli inquirenti e dai familiari con i maltrattamenti subiti nell’abitazione in cui i due convivevano: lo stesso suicidio giunse alla fine dell’ennesima lite.
I legali di Perrotta, Vanni Cerino e Sergio Pisani, hanno annunciato il ricorso alla Corte di Cassazione.
La famiglia Flagiello è stata rappresentata dagli avvocati Pasquale Coppola e Marco Imbimbo. In aula anche l’avvocato Giovanna Cacciapuoti, legale dell’associazione “Saluta Donna“, costituitasi parte civile nel processo, e, accanto ai familiari di Arianna, la criminologa Antonella Formicola.