Il decreto sostegni ribalta le regole e le misure di “somministrazione” del reddito di cittadinanza.
Il RDC sarà sospeso temporaneamente se una o più persone in famiglia firmeranno un contratto di lavoro a tempo determinato. I pagamenti riprenderanno, quando sarà terminata l’occupazione, come accade già per la Naspi. Stabiliti anche i requisiti necessari per la sospensione. E’ necessario infatti che, con l’aggiunta del reddito da lavoro dipendente, il reddito della famiglia non superi comunque i 10mila euro annuali. La sospensione, inoltre, dura un massimo di sei mesi.
Dal sesto mese in poi, se il contratto di lavoro a tempo determinato viene rinnovato o semplicemente ha una durata maggiore, il beneficiario tornerà percepire il reddito ma l’Inps ricalcolerà l’importo dovuto in base al reddito percepito. In questo modo chi non riuscirà a stabilizzarsi contrattualmente potrà beneficiare comunque di un sussidio statale per integrare le finanze familiari.
Confermate invece le ipotesi di revoca del beneficio: per dichiarazione falsa o incompleta della situazione reddituale, patrimoniale o relativa al nucleo familiare; per mancata comunicazione all’INPS della variazione del proprio patrimonio (entro 30 giorni); se si lavora in nero o si accumula reddito da attività illecite; nel caso in cui uno dei membri del nucleo familiare abbia trovato lavoro così da far alzare la soglia di reddito prevista al di sopra dei limiti per ricevere l’Rdc.