Ogni venerdì il consueto monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore della Sanità determina qual è la situazione del contagio in Italia e, di conseguenza, quali saranno i colori che il lunedì successivo caratterizzeranno le regioni.
Il livello di rischio sale persino in Sardegna che, sebbene abbia vietato l’ingresso ai non residenti, da lunedì non sarà più bianca ma arancione. Nella stessa area sarà collocato il Molise, in uscita dalla zona rossa in vigore dal 1° marzo.
La Calabria, attualmente arancione, rischia invece una stretta. Mentre in Puglia il governatore Michele Emiliano lascia intravedere addirittura una sorta di zona rossa rafforzata: «Stiamo ragionando sull’ipotesi di stringere ulteriormente le misure. Dobbiamo spingere tutte le aziende a lasciare a casa il numero più alto possibile di persone, per evitare che si contagino sul luogo di lavoro».
Il 15 marzo nove regioni sono finite in zona rossa e dovranno comunque restarci almeno per un’altra settimana: Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Veneto e la Provincia autonoma di Trento.
In rosso da più tempo, oltre al Molise, c’è anche la Campania, che registra qualche segnale di miglioramento nell’indice Rt, ma con un’incidenza di positivi ogni 100 mila abitanti a quota 274, ben oltre la soglia critica di 250.
La fine della terza ondata è ancora lontana e nel report che verrà esaminato oggi dalla cabina di regia sono in bilico tra arancione e rosso anche Toscana, Valle d’Aosta, Liguria.
Nessuna regione potrà diventare gialla, perché il Governo Draghi ha sospeso per decreto questa fascia fino al 6 aprile. Nelle regioni gialle si applicheranno le restrizioni della zona arancione (divieto di spostamento dal comune di residenza, bar e ristoranti chiusi tranne che per l’asporto). E le restrizioni della zona rossa (negozi, bar, ristoranti e scuole chiuse) scattano automaticamente sia con un indice Rt superiore a 1.25, sia con un’incidenza settimanale di casi positivi superiore a 250 ogni 100 mila abitanti.