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Cocktail di anticorpi monoclonali efficace contro tutte le varianti: una sperimentazione importante

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Un nuovo cocktail di anticorpi monoclonali è efficace contro tutte le varianti emergenti del coronavirus SARS-CoV-2, comprese quelle caratterizzate dalla mutazione E484K.

Si tratta della modifica genetica che preoccupa di più gli esperti, poiché conferirebbe al patogeno pandemico una certa capacità di resistere agli anticorpi neutralizzanti, sia quelli indotti da una precedente infezione naturale che quelli innescati dai vaccini (per questo prende il nome di “mutazione di fuga immunitaria”).

La sperimentazione dei nuovi anticorpi monoclonali, immunoglobuline semi-sintetiche ottenute dal plasma iperimmune dei pazienti guariti/convalescenti, è stata condotta in laboratorio su colture cellulari, pertanto per avere piena conferma dell’efficacia contro le nuove varianti sarà necessario attendere i risultati degli studi clinici.

Come riporta Fanpage.it, a sviluppare e testare il cocktail di anticorpi monoclonali è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati della Scuola di Medicina della Washington University di St. Louis, che hanno collaborato con i colleghi del Dipartimento di Biochimica e Biologia Molecolare della University of Texas Medical Branch, della società svizzera Humabs BioMed SA e del Vanderbilt Vaccine Center dell’Università Vanderbilt.

Gli scienziati, coordinati dai professori James Crowe, Ali H. Ellebedy, Pei-Yong Shi e Michael S. Diamond, hanno testato un mix di due anticorpi monoclonali (chiamati COV2-2196 e COV2-2130) ottenuto a partire dal plasma di due cittadini cinesi di Wuhan, in viaggio negli Stati Uniti nel gennaio 2020.

Si tratta di due dei sei anticorpi monoclonali concessi su licenza dalla casa biofarmaceutica britannico-svedese AstraZeneca, coinvolta anche nella produzione di uno dei tre vaccini anti Covid al momento approvati in Italia.

Gli anticorpi sono stati identificati da scienziati dell’Università Vanderbilt e perfezionati da AstraZeneca: sono già coinvolti in diversi studi clinici di Fase 3.

 

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