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Clubhouse: il nuovo social network in cui la voce soppianta la scrittura

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Clubhouse è il nuovo social che spopola in cui ciascuno può creare una nuova stanza o prendere la parola nelle stanze degli altri.

E’ questo il nuovo fenomeno social in cui la voce soppianta la scrittura e dove si possono condividere idee, riflessioni, pensieri.

Per ora è diffuso solo in forma “embrionale” e soltanto per iPhone, ma è già diventato il fenomeno del momento.

Si può accedere alla piattaforma solo se “invitati” e questo lo rende un vero e proprio “club”, attirando ovviamente l’attenzione dei più curiosi.

Inoltre è frequentato da numerose celebrità, come Jeff Bezos, con cui se si è tra i più fortunati, si può addirittura parlare.

Ma non è solo una moda. Le fondamenta di questo social sembrano destinate a soppiantare il tradizionale modo di comunicare: la voce sostituisce il testo scritto.

La caratteristica di Clubhouse è infatti che si possono costruire stanze virtuali in cui discutere di qualsiasi argomento, di attualità così come di cultura o spettacolo.

Tutti i partecipanti sono chiamati a interagire in un vero e proprio dibattito, gestito da un moderatore che “dà la parola” a ciascuno dei partecipanti.

Sul sito ufficiale è stato descritto come “un nuovo prodotto social basato sulla voce che permette alle persone, ovunque si trovino, di chiacchierare, raccontare storie, sviluppare idee, approfondire amicizie e incontrare nuove persone interessanti in tutto il mondo”.

Sviluppata dall’imprenditore della Silicon Valley Paul Davison e dall’ex impiegato di Google Rohan Seth, l’applicazione ha ricevuto circa 12 milioni di finanziamenti dalla società di venture capital Andreessen Horowitz e già nel mese di maggio è stata valutata attorno ai 100 milioni di dollari.

Una volta aperta l’app, Clubhouse mostra l’elenco delle conversazioni che stanno avvenendo in quel momento e di quelle programmate in seguito (e anche da chi sono moderate).

E’ un algoritmo a decidere quali stanze mostrare sulla base del lavoro svolto, degli interessi o delle amicizie strette all’interno di Clubhouse.

Si può così scegliere se partecipare a discussioni vocali su film, politica, tecnologia, musica o qualunque altro argomento disponibile.

Una volta entrati nella conversazione, si può scegliere di prenotare un intervento o limitarsi ad ascoltare.

Con già circa 600mila utenti, l’app sta facendo già parlare di sé e non solo per cose “positive”.

La giornalista del New York Times Taylor Lorenz ha infatti denunciato la scarsa attenzione nei confronti dei dati privati degli utenti, mentre altri hanno sottolineato la difficoltà di impedire e prevenire molestie online, razzismo e antisemitismo in un social network che non lascia alcuna traccia dei discorsi fatti (le conversazioni, per questioni di privacy, non si possono registrare).

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