AFRAGOLA – Oramai nella maggioranza non si parlano neanche. Le ultime riunioni sono state fatte all’insegna dei lanci di anatemi e diktat. Il Sindaco che non ha mai mostrato l’appiglio del primo cittadino, al posto di prendere la situazione di petto, come da ruolo gli compete, si accoda all’inerzia delle volontà di non schiodarsi dalla poltrona dei suoi consiglieri e tira a campare.
Addirittura negli ultimi giorni la città ha dovuto assistere ad uno scambio epistolare tra dieci consiglieri di maggioranza e la fascia tricolore. Scambio partito all’indomani del diktat lanciato dal Consigliere Ausanio, dove chiedeva la messa in discussione del Presidente del Consiglio, azzeramento del Nucleo di valutazione e giunta tecnica.
Queste richieste, forse anche un po’ provocatorie, hanno ottenuto effetto contrario. I restanti dieci si sono coalizzati in una minimaggioranza contro i tre di “Forza Afragola Civica” e dettato al primo cittadino le linee guida per poter risolvere la crisi di governo cittadino. Forte della loro richiesta è l’attaccamento incondizionato, per diversi motivi, che i tre del gruppo del sindaco nutrono per lo scranno da consigliere.
Il sindaco alla maggioranza spaccata e fondata sull’interesse dello scranno patito dai singoli non ci sta e col suo documento di risposta comunica ai dieci “scissionisti” che devono trovare una soluzione che accontenti tutti o lui percorrerà la strada della giunta tecnica, almeno per il periodo di assenza di risoluzione. Forse per salvare la figura dell’ex Assessore Affinito e per dare una risposta anche al duo Lanzano-De Stefano.
Il dato politico che esce fuori è sconcertante. Un sindaco che al posto di risolvere il problema chiede ai consiglieri che gli venga presentata una soluzione. In pieno stile remissivo che è figlio del pensiero diffuso che i consiglieri si sentono i veri amministratori quando la gente premia le liste e non la figura del primo cittadino, si piega alla volontà del legislativo senza avere un benché minimo sussulto di dignità.
Un pensiero assurdo che sta finendo di mettere in ginocchio la città perché nel frattempo che il sindaco aspetta, la città langue e ognuno rimane al proprio posto, continuando a ricevere indennità senza lavorare e senza muovere un dito per la città ma solo ed esclusivamente per interessi personali.