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Scuola. “La Dad non funziona più”: anche la ministra Azzolina si pone dalla parte degli studenti

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Anche la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, sembra essersi convinta che la Dad non funziona più e che, come i ragazzi affermano orma da mesi, essa causa un pericoloso black out nella socialità.

La problematica molto impervia sembra però molto lontana da un’efficace soluzione: «Sono molto preoccupata, oggi la dad non può più funzionare». Ha affermato l’Azzolina e proprio oggi, lunedì 11 gennaio, in alcune Regioni una parte degli studenti torna a scuola in presenza.

 «C’è un black out della socialità, i ragazzi sono arrabbiati, disorientati e sono preoccupata per il deflagrare della dispersione scolastica» ha affermato in un’intervista a Radio1 questa mattina.

Continuando «Nelle regioni a fascia gialla tutto è aperto tranne la scuola superiore e questo creerà profonde cicatrici, i ragazzi hanno bisogno di sfogarsi».

Si pone dunque finalmente dalla parte degli studenti che proprio oggi hanno indetto uno sciopero a partire dalla regione Lazio «Vogliamo la scuola in presenza ed essere priorità del paese, basta rimandi e rimpalli»: è il loro grido.

«Capisco i ragazzi. Il diritto all’istruzione è essenziale, sarei anch’io arrabbiata. Io ho il dovere di dire loro che il governo ha fatto tutto quello che doveva per il rientro a scuola. A maggio 2020 i medici mi scrivevano per chiedere di lasciare chiusa la scuola e così è stato, oggi ricevo lettere di tanti medici che mi chiedono di aprire le scuole: vedono le difficoltà dei loro figli. Ieri sera ho ricevuto la lettera di un anestesista. La scuola è un diritto costituzionale se a me avessero tolto la scuola non sarei probabilmente qui» afferma, poi.

Rispondendo infine a chi sostiene che la scuola sarebbe uno dei principali luoghi di contagio: «Il rischio zero non esiste, ma non esiste in alcun ambito. All’interno delle scuole il rischio è molto basso e lo testimoniano gli studi italiani ed europei. La scuola si è organizzata molto bene. Io ho fatto tutto quello che potevo fare, chiedo a tutti di trattare la scuola non in modo diverso di come si trattano le attività produttive».

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