«Ho incontrato Diego in occasione di una partita per la Pace nel 2014. Ricordo con piacere tutto quello che ha fatto per la Scholas Occurrentes, la Fondazione che si occupa dei bisognosi in tutto il mondo» ha detto Papa Francesco in un’intervista alla Gazzetta dello Sport.
Continuando «In campo è stato un poeta, un grande campione che ha regalato gioia a milioni di persone, in Argentina come a Napoli. Era anche un uomo molto fragile».
Due uomini, dunque, entrambi argentini, a capo del mondo: uno della Chiesa, l’altro del Calcio. Due mondi tanto lontani eppure anche vicini, soprattutto se si parla del Pibe De Oro, Diego Armando Maradona, da sempre in grado di unire le etnie di tutto il mondo, i deboli e i potenti, politici e corrotti.
«Ho un ricordo personale legato al Campionato del Mondo del 1986, quello che l’Argentina vinse proprio grazie a Maradona. Mi trovavo a Francoforte, era un momento di difficoltà per me, stavo studiando la lingua e raccogliendo materiale per la mia tesi. Non avevo potuto vedere la finale del Mondiale e seppi soltanto il giorno dopo del successo dell’Argentina sulla Germania, quando una ragazza giapponese scrisse sulla lavagna “Viva l’Argentina” durante una lezione di tedesco. La ricordo, personalmente, come la vittoria della solitudine perché non avevo nessuno con il quale condividere la gioia di quella vittoria sportiva» ha detto il Pontefice, ricordando con commozione la vittoria ai Mondiali.
Papa Francesco, tifoso del San Lorenzo, tra le cinque squadre argentine più forti, ha assistito a tutta la parabola calcistica del Diez ed è riuscito a coglierne fragilità e potenza.