Si fa sempre più fitto il mistero intorno alle ultime ore di vita del campione che ha fatto sognare tutta Napoli e il mondo intero.
Secondo il quotidiano argentino Clarin qualcosa non torna sugli orari e sulle dichiarazioni degli infermieri.
Se da una parte non sembrano in discussione i risultati preliminari dell’autopsia effettuata sul corpo di Diego, e sarebbe indubbio che la morte è stata causata da insufficienza cardiaca acuta in un paziente con cardiomiopatia dilatativa, dall’altra qualcosa non torna sugli orari.
L’infermiere ha dichiarato che prima di lasciare il turno alle 6.30 del mattino, ha verificato che Diego era vivo. Ma la seconda infermiera, quella del turno successivo, ha raccontato di “averlo sentito muoversi all’interno della stanza alle 7.30”, senza però entrare a controllare. E’ stata quest’ultima a spiegare che “l’hanno obbligata” a scrivere nel rapporto di aver controllato il D10S, quando in realtà non l’aveva fatto.
Maradona è stato operato al cervello lo scorso 4 novembre per la rimozione di un edema subdurale per poi essere dimesso dalla Clinica Olivos otto giorni dopo. E’ qui che parte l’accusa di Alfredo Cahe, storico medico di Maradona per 33 anni.
“Mi è sembrato sbagliato. Doveva restare in una struttura diversa, non è stato curato come si doveva” ha dichiarato in un’intervista.
Secondo una prima ricostruzione del Clarin l’ultima persona a vedere da vivo Maradona nella sua casa di Tigre era stato il nipote, Jonathan Esposito (figlio di Maria Rosa, la sorella di Diego), alle 23 di martedì, prima di addormentarsi.
Eppure per Cahe “con lui in casa doveva esserci un medico, per le condizioni in cui si trovava. E poi il controllo cardiovascolare non è stato fatto in maniera completa. Non so quanto tempo abbia impiegato il medico ad arrivare con il defibrillatore: Diego non avrebbe dovuto trovarsi in quel posto”.
Se confermata, la ricostruzione del Clarin apre diversi interrogativi sulla scomparsa del Pibe.
L’ultima persona ad averlo visto vivo non sarebbe stato il nipote Johnny Esposito, che lo aveva visto in vita alle 23.30 di martedì notte, bensì l’infermiere la mattina di mercoledì.
E’ stata smentita anche l’accusa di Matias Morla, avvocato di Maradona, che aveva accusato l’ambulanza di essere arrivata “in ritardo di mezz’ora”.
Alle 12.17 la segretaria personale di Maradona, Maxi Pomargo, ha richiesto un’ambulanza della società +Vida che è giunta alla villa della località di Tigre, dove si trovava l’ex calciatore, alle 12.28: un viaggio di soli 11 minuti.