Il killer della Vanella Grassi di Secondigliano, Fabio Magnetti, ha confessato di aver ucciso ben nove persone.
In aula ha ammesso le sue colpe, confessando i nove omicidi, uno in più rispetto a quelli per i quali era stato accusato dall’Antimafia. Si è però dissociato e non ha accettato di diventare collaboratore di giustizia.
La scelta della dissociazione, rileva la Direzione Investigativa Antimafia nell’ultimo rapporto semestrale, nasce negli anni ’90 col clan Moccia di Afragola. Negli ultimi tempi la richiesta è arrivata da diversi boss degli Scissionisti.
La Dia nel suo rapporto ha scritto: “L’aspetto più interessante riguarda le reali motivazioni che spingono taluni soggetti, spesso di rango apicale, a determinarsi in questo senso, apparendo per lo più come scelte di opportunità finalizzate ad ottenere attenuanti in sede di condanna o misure premiali per i detenuti condannati in via definitiva“.
Nel caso di Magnetti, la dissociazione potrebbe portare a 30 anni di reclusione invece dell’ergastolo e al regime detentivo ordinario al posto del 41bis.
Magnetti ha confessato diversi reati di cui era accusato ma non ha tirato in ballo nessun complice, tranne quelli già accusati.
Il boss è imputato al processo per il duplice omicidio Parisi-Ferraro che sancì la scissione del gruppo della Vanella Grassi dagli Scissionisti di Secondigliano, gli Amato-Pagano. Per questo duplice omicidio Magnetti ha però detto di avere fatto da autista, di non avere sparato.
Era il 27 aprile 2011 quando i killer fecero irruzione in un salone da barbiere a Secondigliano. Qui vi erano le due vittime, referenti degli Amato-Pagano per il Perrone e per il Rione Berlingieri.
Con la morte di Giuseppe Parisi e Giuseppe Ferraro nacque ufficialmente il gruppo della Vanella Grassi: prima associato ai Di Lauro, poi agli Scissionisti e quindi, infine, autonomo e sviluppatosi non solo dal punto di vista militare ma, come ha dimostrato una recente inchiesta, anche dal punto di vista imprenditoriale, sfruttando riciclaggio e prestanome per fare soldi anche sulla pandemia.
Il boss ha precisato, quasi “giustificandosi” che gli omicidi da lui commessi sono tutti legati alla morte del fratello Luigi, ammazzato tempo prima. Tra essi vi è anche il duplice omicidio di Raffaele Stanchi, alias Lello Bastone, cassiere degli Scissionisti, e del suo braccio destro Luigi Montò.