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Il giallo: Collaboratore Onu napoletano trovato morto in Colombia.

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Mario Carmine Paciolla, 33enne napoletano, laureato in Scienze politiche e collaboratore delle Nazioni Unite, è stato trovato morto.

Un alone di mistero circonda la sua scomparsa, che è diventata un caso internazionale. E’ stato disperato l’appello che la madre Anna Motta ed il padre Giuseppe Paciolla, hanno lanciato a Repubblica: “Vogliamo la verità. Nostro figlio era impaurito, molto. Non mi rassegno alla scena del suicidio di mio figlio in Colombia. Lo Stato Italiano deve ascoltarci, deve aiutarci a scoprire la verità. Questa ricostruzione è farlocca, non è possibile che il nostro Mario, un brillantissimo viaggiatore del mondo e osservatore dell’Onu, si sia tolto la vita“.

Il suo cadavere è stato trovato con diverse ferite da taglio sul corpo. Collaborava con l’Onu nel dipartimento meridionale colombiano di Caquetà.

L’uomo è deceduto in circostanze non del tutto chiare. Ieri, Mercoledì 15 luglio, intorno alle 18, è giunta la telefonata che ha comunicato alla famiglia la disperata notizia. Per il colonnello Oscar Lamprea, comandante della polizia dipartimentale, Paciolla potrebbe essersi suicidato.

L’ufficiale ha precisato che il cadavere di Paciolla è stato rinvenuto nella sua abitazione a San Vicente del Caguán con segni di lacerazione ai polsi.

Lamprea non ha voluto pronunciarsi sulle cause del decesso, limitandosi a precisare che la Procura ha aperto un’indagine per determinarle.

Giorni fa Mario Paciolla aveva accompagnato il governatore di Caquetà, Arnulfo Gasca, e il sindaco di San Vicente, Julian Perdomo, in differenti luoghi di dialogo e accordo con le comunità rurali dove si facilitavano processi di pace. Secondo Radio Caracol faceva parte dell’equipe di verifica degli accordi di pace dell’Onu in Colombia.

I genitori hanno però affermato che il ragazzo era preoccupato e sofferente e che gli aveva detto di “essersi messo in un pasticcio“. Non vedeva l’ora di tornare in Italia e proprio per questo aveva già acquistato un biglietto aereo, sarebbe dovuto partire tra pochi giorni: il 20 luglio. Ma allora, perchè mai suicidarsi?

Numerose e varie, sono state, tra l’altro, le voci e le ipotesi sulla morte. Secondo la prima, formulata e diffusa da alcuni media locali, l’uomo si sarebbe impiccato.

Ma, con il passare delle ore, sono affiorati altri particolari che sono in contraddizione con l’idea del suicidio. Sulle braccia e su altre parti del corpo del mediatore internazionale sarebbero state trovate alcune lacerazioni. Secondo la famiglia, si tratterebbe di “ferite da taglio”.

I suoi congiunti, che dal primo momento della tragica notizia sono in contatto con l’ambasciata e con il consolato locale, hanno già dato l’assenso alla partecipazione del medico legale italiano all’autopsia e alle prime ricognizioni sulle modalità e il luogo del ritrovamento.

Mario Paciolla era partito da Napoli, l’ultima volta, il 27 dicembre scorso, per ultimare un progetto che, nonostante le estreme restrizioni del lockdown che sarebbe stato disposto anche in Colombia nei mesi successivi, stava portando comunque avanti, anche in smartworking.

Da Napoli, intanto, è già partita la mobilitazione intorno alla famiglia. Associazioni, onlus, movimenti di cittadini dal centro alle periferie, chiedono giustizia e verità sulla fine assurda di un uomo estroverso impegnato a portare la pace e la cooperazioe nei luoghi più a rischio del pianeta.

Altro che suicidio, mio figlio era terrorizzato: negli ultimi sei giorni non faceva che mostrare la sua preoccupazione e inquietudine per qualcosa che aveva visto, capito, intuito” ha raccontato la madre.

Voglio precisare che mio figlio non tollerava le zone grigie. Era un uomo totalmente votato alla legalità e contro le ingiustizie. Questa sua rivelazione, seppure accennata, mi mise in grande agitazione: so bene che mio figlio non tollera operazioni strane, o missioni non giuste” ha rivelato la donna, che aveva probabilmente intuito il grave pericolo in cui era il figlio.

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