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Dopo anni di violenze, uccide il suo aguzzino. Il caso che sta dividendo un intero stato

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Chrystul Kizer, 19enne del Wisconsin, negli Usa, uccise l’uomo che per anni l’aveva violentata e finì così in carcere.

Ha rischiato l’ergastolo per aver ammazzato Randy Volar, l’uomo che l’aveva costretta ad avere rapporti sessuali con lui quando lei era ancora minorenne e che l’aveva anche concessa ad altri uomini per ricavare denaro.

Grazie ad una potente campagna social è stata però già scagionata: sono stati raccolti i 400 mila dollari necessari per la cauzione e ora è fuori dal carcere, ma dovrà comunque subire il processo.

In tanti hanno considerato il gesto della ragazza come “legittima difesa”, dettato dalla disperazione e dalla sofferenza. Era il 2018 quando Chrystul, presa dalla rabbia per l’ennesimo stupro, si ribellò al suo persecutore e con una pistola gli sparò due colpi, provando poi a dar fuoco all’abitazione per depistare le indagini.

Arrestata è stata accusata  di incendio doloso e omicidio intenzionale di primo grado, che nello stato del Wisconsin comporta una condanna all’ergastolo. Proprio 4 mesi prima della morte Volar era stato arrestato per abusi su minore ma poi rilasciato, così ha potuto continuare ad abusare della minore che ha agito per difesa. L’accusa crede invece che il suo sarebbe stato un atto pianificato e questo ha comportato un’aggravante.

Il caso ha acceso un dibattito molto forte negli Usa, sulla difesa delle donne di colore vittime di abusi ed ha assunto ancora più rilevanza dopo la morte di Floyd, puntando i riflettori non solo sul fatto che la ragazza sia stata vittima di abusi, ma che essendo di colore, pur essendo appunto vittima, è diventata colpevole.

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