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Omicidio di Gorlago. “Sentenza Vergognosa”. L’indignazione del marito

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Chiara Alessandri ha evitato l’ergastolo. La sentenza in abbreviato infligge 30 anni di reclusione alla donna di Gorlago, nella Bergamasca, sposata, madre di tre bambini, catechista in parrocchia, accusata di omicidio premeditato e distruzione di cadavere con il fuoco.

Stefania Crotti, la vittima, aveva 42 anni, era madre di una bambina di otto e moglie di Stefano Del Bello, 45 anni. Con lui la Alessandri aveva intrecciato una relazione durata da marzo ad agosto del 2018, terminata quando Del Bello l’aveva troncata per riavvicinarsi alla moglie.

Quarantaquattro anni, tre figli di 7, 8 e 12 anni che non vede da quando è detenuta, per il tribunale di Brescia, Chiara Alessandri, è l’artefice del piano diabolico messo in atto a Gorlago il 17 gennaio 2019, quando, con l’inconsapevole complicità di un amico, aveva portato la vittima nel garage della sua villetta per affrontarla.

Crotti, a sua volta madre di una bambina di 8 anni, era stata aggredita a colpi di martello. Il suo corpo fu ritrovato semi carbonizzato nelle campagne di Erbusco, dove, secondo i successivi risultati dell’autopsia, sarebbe arrivata incosciente ma ancora viva. C’erano tracce di fumo nei suoi polmoni.

Per tale ragione il processo si è svolto a Brescia, è infatti competente il tribunale dove è avvenuta la morte. All’imputata il pm Teodoro Catananti, che aveva chiesto l’ergastolo, ha contestato l’omicidio premeditato e la soppressione di cadavere, reato assorbito dall’omicidio per i giudici.

Lo sconto di un terzo della pena previsto dal rito abbreviato ha fatto scendere il verdetto a trent’anni. Difesa dall’avvocato Gianfranco Ceci, Alessandri ha sempre negato di avere dato fuoco al cadavere.

Nell’udienza del 27 febbraio aveva ammesso di avere colpito Stefania con il martello, dopo che quest’ultima a suo dire l’aveva attaccata per prima. Ma contro di lei i carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo avevano raccolto una lunga serie di indizi, che da subito hanno convinto gli inquirenti a contestare la premeditazione.

In tribunale erano presenti la sorella e il marito di Stefania. Non sono riusciti a commenatre la sentenza, probabilmente indignati. Del Bello, infatti, alla vigilia dell’udienza preliminare aveva dichiarato «Io credo che la pena debba essere l’ergastolo non solo per quello che ha fatto, ma soprattutto per come lo ha fatto, con freddezza e lucidità».

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