Aveva il Coronavirus ed è stato curato con lo sciroppo. Nessun medico ha prescritto un tampone a Luigi Starita, cittadino 60enne di Piano di Sorrento, ed così morto lo scorso 30 marzo all’ospedale di Loreto Mare. Dopo il danno la beffa: solo quattro ore dopo il decesso, la Asl si decide a comunicare in famiglia ciò che già sapevano tutti, ovvero che il paziente era risultato positivo al Covid-19.
Il legale Gennaro Razzino, gli stretti congiunti di Luigi Starita chiedono ora alla Procura di Torre Annunziata il sequestro delle cartelle cliniche, sia al Loreto Mare, sia nell’ospedale di Piano di Sorrento.
L’agonia di Luigi è durata 22 giorni. Il 19 marzo scorso, di fronte al peggioramento delle condizioni di salute, arriva l’ambulanza del 118. Non escono dall’auto, si limitano a chiedere alla figlia di andare ad acquistare una bombola di ossigeno, ampliando il potenziale rischio di contagio nel paese: “Da sola – racconta Vivana Starita – ho somministrato l’ossigeno a mio padre, tanto che fummo costretti di lì a poco a chiamare di nuovo il 118″.
Finalmente nell’ospedale di Sorrento una radiografia e il tampone, che viene spedito al Cotugno, mentre la famiglia viene informata del fatto che mancano medicinali antivirali, spingendo la figlia a fare una ricerca personale con tanto di pec ai carabinieri e al prefetto per la consegna. Intanto, è il 24 marzo, c’è il trasferimento al Loreto mare, dove l’uomo arriva gravissimo. Il 30 marzo, quattro ore dopo la morte di Luigi Starita, l’Asl si preoccupa di informare la famiglia che il tampone (inutilmente chiesto per quindici giorni) aveva dato esito positivo e che doveva scattare la quarantena. L’unica cosa che la famiglia può ancora chiedere è un po’ di giustizia con la Procura.