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De Luca: “Il Governo ha ceduto alle pressioni di qualche Regione”

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Ieri pomeriggio il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, in una trasmissione alla Rai, ha affermato di non aver firmato l’accordo Stato-Regioni per la riapertura.

In un’intervista al Corriere della Sera, il Presidente De Luca ha spiegato le sue ragioni:

Dal 3 giugno liberi tutti, dice il premier. Io dal 2 ragionerò per capire a che punto è il contagio. E comunque che significa liberi tutti se abbiamo ancora curve epidemiologiche alte in alcune parti dell’Italia?

Abbiamo condiviso il documento delle Regioni. Ma riteniamo che il Ministero della Salute abbia il dovere di dettare linee guida per garantire le condizioni di base prioritarie per la sicurezza dei cittadini. Questo punto non è stato accettato e non abbiamo firmato. 

C’è stato un misto di finzione e di irresponsabilità. Per quello che ci riguarda lunedì non apriamo né i ristoranti né i pub né i mercati. Apriremo giovedì per preparare con serietà le condizioni di igienizzazione e poi di sicurezza per i clienti, in questi tre giorni. 

Il passaggio alla ripresa piena della vita economica e sociale era nelle cose. Ma ci siamo arrivati nel modo peggiore, moltiplicando elementi di confusione e di pericolo futuro. Io vedo un Paese nel quale ormai si sono drammaticamente abbassate le barriere protettive, e in cui tutte le “prescrizioni” rischiano di rimanere lettera morta, perché nessuno controlla più nulla. È bene dire ai nostri concittadini con estrema chiarezza, che da oggi la vita delle persone e delle famiglie è legata soltanto alla responsabilità dei comportamenti individuali“.

Qualche giorno fa il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia ha frenato le Regioni, affinché non si verificassero troppo differenziazioni. Il nuovo Decreto, invece, affida maggiori poteri alle Regioni. Ecco cosa ne pensa De Luca:

È una posizione francamente sconcertante quella espressa dal governo. Cosa significa questo finto e tardivo rispetto per le autonomie regionali? Perché allora non lo si è fatto dal 4 maggio? La verità è che non si è retta l’onda d’urto delle categorie, di qualche Regione, del mondo produttivo che spingeva per aprire tutto. Io credo che dobbiamo aprire tutto, ma per sempre, senza pericoli di ritorni indietro, e in modo ordinato e semplice. Mi preoccuperei oggi di scongiurare la responsabilità penale per gli imprenditori in caso di contagio dei dipendenti. Mi preoccuperei di fare una sburocratizzazione radicale del Paese. Ma se i presupposti sono 21 indicatori sanitari da mandare a Roma ogni settimana — una cosa demenziale, che ripropone di nuovo la centralizzazione — allora davvero non andremo lontano“.

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