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Coronavirus, Conte: “Piano per la Salute, non per il consenso elettorale”

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CONTE: “IL NOSTRO È UN PIANO PER LA SALUTE, NON PER IL CONSENSO ELETTORALE” 

IL GOVERNO NON PUÒ ASSICURARE L’IMMEDIATO RIPRISTINO ALLA VITA NORMALE

di Carmine D’Argenio

Le misure fin qui prese sono state adottate nella cabina di regia appositamente creata dagli inizi dell’emergenza sanitaria, con fondamento scientifico grazie al comitato tecnico, che con Ricerca ed approfondimento empirico di qualificati esponenti dello stesso mondo scientifico, ha coaudiviato il Governo.

La stima è che la riapertura incontrollata e totale già dal 4 maggio avrebbe aumentato il tasso di contagio, che saturerebbe nuovamente in pochi mesi le terapie intensive.

Senza le dovute precauzioni, le dolorose ed immediate battute d’arresto, a seguito della ripartenza, creerebbero se possibile ancor più disastri all’economia. Se si riaprissero simultaneamente le scuole e tutte le attività lavorative, sfuggirebbe di mano il monitoraggio graduale e costante. Nella seconda fase siano ancora dentro la pandemia.

Grazie alle rigide misure di contenimento fin qui adottate siamo riusciti, solo nelle ultime settimane, ad avere una sensibile riduzione.

Qualsiasi atteggiamento ondivago, come passare dalla politica o del chiudiamo tutto o dell’apriamo tutto risulta valida solo per il semplice consenso, ma il nostro è un piano che persegue come obiettivo la Salute dei cittadini; non certo un piano elettorale, basato sul consenso propagandistico.

Il monitoraggio è stato sempre deciso e seguito insieme ai capi delegazione della maggioranza, ascoltando Regioni e parti sociali – dunque con una collegialità istituzionale che a suo dire è sempre stata rispettata alla lettera“.

Così ha risposto alle accuse in Parlamento questa mattina il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, aggiungendo l’App come ultimo strumento tecnologico di lotta al virus:

Nel mese di maggio l’ ISTAT selezionerà un campione di cittadini per i test seriologici, che ci consentiranno di puntare a bloccare l’avanzata in tempo utile e mirato sulle zone di aumento contagio, che in caso provvederemmo a circoscrivere anche con il ritorno a zone rosse. 

I precisi presupposti scientifici ci consentiranno anche di analizzare regione per regione, laddove possibile differenziare la ripartenza. 

In presenza di un quadro del genere non sono stato affatto misure timide. Tutt’altro: sarà un test con 4,5 milioni di lavoratori che ritornano alle proprie attività. Poi dopo due settimane, avremmo ulteriore quadro per decidere le successive aperture. E se i contagi non cresceranno, guarderemo con attenzione oltre che ai negozi al dettaglio anche al mondo del turismo della cultura e degli spettacoli.

Non appena l’andamento dei dati epidemiologici lo consentirà applicheremo le misure che stiamo studiando, comprese le nuove forme di protezione sociale per i neo poveri da Covid19.

Al vaglio un Fondo perduto in base alle perdite di fatturato. Pronto un secondo decreto legge per la rinascita del Paese, che presenteremo nei prossimi giorni in Parlamento per offrire un polmone finanziario adeguato. 

Con la delibera del Consiglio dei Ministri, il 31 gennaio è stato stabilito lo stato di emergenza, ma sono e saranno garantiti i principi costituzionali. 

La pandemia non è come un alluvione o un terremoto che si svolge una volta ma è perdurante, per cui le scelte per quanto tragiche diventano addirittura obbligate“.

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