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Coronavirus, Conte sulla Fase 2: “Al momento non possiamo fare di più”

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CONTE A LODI. MELONI A PALAZZO CHIGI

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO GIUSEPPE CONTE DA LODI ESORTA ALLA GIUSTA CONVIVENZA CON IL CORONAVIRUS

GIORGIA MELONI: “IL GOVERNO VENGA IN PARLAMENTO”

di Carmine D’Argenio

Nella giornata della seconda tappa lombarda del Premier Giuseppe Conte a Lodi per incontrare le istituzioni cittadine e i sindaci dell’ex zona rossa nonchè i rappresentanti del settore sanitario, passano in rassegna i decreti per la liquidità con cui si cerca di ottemperare alle fasce sociali deboli ed alle imprese, chiedendo collaborazione alle banche affinché liberino le risorse.

Dal 4 maggio, 4,5 milioni di lavoratori aumenteranno le possibilità di contagio nei loro cammini lavorativi quotidiani. Dopo tutti i sacrifici sarebbe una beffa vanificare i risultati ottenuti con passi non ponderati.

Il ringraziamento della comunità nazionale va ai medici e tutti i sanitari soprattutto in queste zone più colpite. Dove tra l’altro il riaccendersi dei focolai senza best practice può esser molto concreto con le iniziative della Fase due. È il motivo per cui non possiamo fare di più sulla progressività delle riaperture, per non buttare a mare tutto quanto ad ora ottenuto”.

Intanto, tra le misure più difficili da attuare, su quella del distanziamento sui mezzi pubblici, l’associazione dei Trasporti ne rimarca l’impossibilità.

Il Ministro per gli Affari regionali e Autonomie Francesco Boccia vorrebbe che dal 18 maggio prevalessero le esigenze delle singole regioni a seconda del loro stato attuale.

Dinanzi a Palazzo Chigi, Fratelli D’Italia porta Giorgia Meloni a protestare “in nome di centinaia di migliaia di persone che rischiano per il proprio futuro perché il Governo decide chi debba aprire e chi no, non in base alla loro capacità di adeguarsi o meno a misure preventive rispetto al contagio, ma su basi di categoria che poi risultano ideologicamente discriminatorie”.

Ed ecco allora spuntare bandiere tricolori e cartelli con scritte: artigiani, tassisti, estetisti, parrucchieri, giostrai, baristi, ambulanti, gestori di pizzerie, cantanti, addetti alle pulizie, e via via distanziati e con le mascherine, i simbolici rappresentanti dei mestieri esclusi e rinviati dalle prime aperture, accumunati dalla dicitura “Il silenzio degli innocenti”.

Meloni chiede che la fase due sia discussa in Parlamento e, da parlamentari della Repubblica, di poter votare su tale fase:

Sono passati due mesi e se il Governo non riesce ancora a coinvolgerci, non è più tollerabile non protestare con proposte concrete”.

Nelle stesse ore l’Assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera si difende dalle polemiche circa la gestione degli ospedali del territorio in cui le infezioni risulterebbero venti volte superiori ai nosocomi delle altre aree geografiche, ritenendo di aver messo in pratica tutti i mezzi a disposizione per affrontare l’emergenza, che nei numeri non ha avuto eguali in nessun altra parte d’Italia, non avendo invece ricevuto, da chi avrebbe dovuto fornirli, alcuna sufficiente dotazione di strumenti di protezione individuali a partire dalle semplici mascherine:

Non abbiamo mai messo pazienti di Coronavirus insieme ad altri pazienti comuni. Quelli trasportati nelle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) non sono mai venuti in contatto con gli ‘ospiti’ delle stesse”.

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