Afragola

Se Nietzsche fosse passato per Afragola ai tempi del coronavirus non avremmo avuto la teoria dell’Eterno ritorno

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AFRAGOLA – L’eterno ritorno è una delle basi su cui Nietzsche costruisce la sua teoria del ritorno del Dionisiaco e delle metamorfosi cui l’uomo deve sottoporsi se vuole liberarsi dalle catene della morale. Non esistendo Dio alcuno, né avendo tutta l’esistenza un senso, è necessario che l’uomo si liberi e si alzi al di sopra della morale e della legge, non per cadere in uno stato di anarchia edonistica pura, bensì per ritornare alla Terra, alla Natura e alla sua perfetta amoralità.

Ad Afragola invece l’eterno ritorno gira nel senso opposto. La metamorfosi di alcuni afragolesi si è già liberata della morale ma non per perseguire la perfetta amoralità ma per continuare a vivere a dispetto di essa. E quando sul territorio alcuni personaggi di questi cominciano ad emergere, l’intera comunità comincia la propria metamorfosi, innescando un senso di marcia comune verso un’apocalittica direzione. Tutto questo succede soprattutto quando in un territorio viene a mancare il ruolo principale della Politica. Laddove la politica lascia un vuoto perché distaccata dai problemi sociali, altre persone – tra i più chi soffre di complessi personali di inferiorità sociale e ambisce a migliorare il proprio status attraverso il riconoscimento collettivo – tentano di colmarlo e non sempre lo fanno nella maniera moralmente corretta.

Ho già avuto modo di evidenziare come i politici, in tempo di coronavirus, hanno confuso il proprio ruolo di sentinella sul territorio con quello di informatore locale. Oggi invece mi va di evidenziare come, gente comune, personaggi della società civile, parenti di politici, in tempo di emergenza sanitaria, riescano a confondere il proprio ruolo con quello delle istituzioni.

Come già scritto in precedenza è sempre encomiabile aiutare i più deboli ma bisogna anche avere la decenza di sapere in che modo e quali sono i limiti legislativi e morali per farlo.

È impensabile, oggi nel 2020, che una persona della società civile o un parente stretto di un politico locale chieda somme di denaro in beneficenza a nome e per conto di famiglie meno abbiente, tra l’altro descrivendo precisamente l’accredito tramite iban personale o quella della propria consorte, senza tenere conto della benché minima tutela istituzionale.

Nessuno mette in dubbio la buona fede di queste persone, nessuno mette in dubbio il fatto che quei soldi raccolti sul proprio conto, dopo, verranno devoluti ad una lista di persone e/o famiglie in difficoltà ma è proprio questo è il problema.

Premesso che il possesso di liste di famiglie bisognose sia competenza di parrocchie e settore delle Politiche Sociali, chi garantisce per questi volontari inconsapevoli che così facendo non si violi la privacy di qualcuno?

Vogliamo informare chi ci legge e a questi nuovi volontari che non è affatto facile avviare un’iniziativa benefica ed è per questo che esistono o ci si può avvalere di strutture preposte a farlo ma certamente l’apertura di un conto corrente personale non è il mezzo idoneo per assicurare trasparenza e imparzialità, proprio come ha denunciato a mezzo facebook, prendendo le distanze da questo modo di fare, la Consigliera Tania Cuccurese: “In qualità di consigliere comunale ribadisco la totale estraneità alla partecipazione di iniziative private intraprese in assenza delle dovute tutele istituzionali. In particolare, ci si dissocia dall’apertura di conti correnti “privati” che non garantiscono, in alcun modo, trasparenza ed imparzialità quali criteri imprescindibili anche per le più nobili iniziative.”

Con la speranza che ad Afragola ci sia sempre tempo per invertire il senso della clessidra nietzscheniana, voglio ribadire ancora una volta che non bisogna fare politica o essere politico su un territorio per sentirsi padroni di fare ciò che si vuole, anzi, è proprio il ruolo che ti obbliga a rispettare le istituzioni e osservare tutti gli iter legittimi possibilli.

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