CAIVANO – Una comunità ferita dallo scioglimento per infiltrazioni camorristiche e che a distanza di due anni non riesce ad uscirne fuori non è vittima ma colpevole.
Ricordo ancora come da quel famoso Aprile 2018, cittadini, giornalisti e addetti ai lavori si sbracciavano e sentenziavano alla ricerca del colpevole di turno. La sinistra che accusava la destra e la destra che rivendicava anni e anni di malgoverno. Due anni di commissariamento e Caivano è ancora lì piegata su se stessa. A fare ancora i conti con i vecchi problemi: tasse alte, rifiuti per strada, mancate entrate, spaccio di droga ad ogni angolo della strada, castello abbandonato, centro storico spento e commercio collassato.
Problemi atavici creati con la connivenza della macchina burocratica e della politica cieca sono ancora tutt’ora presenti, i vari processi aperti sul denaro sparito per i lavori al Castello, la vicenda della turbativa d’asta sulla gara dei rifiuti e le strane compravendite delle case al Parco Verde ne sono la dimostrazione. Sul territorio i caivanesi oltre il danno subiscono anche la beffa poiché incapaci di autogestirsi e/o di delegare il proprio futuro ad altre persone con piena cognizione di causa.
Da settimane si assiste al becero tentativo autodistruttivo di smontare quanto di buono qualcuno tenta di fare sul territorio. Se a Caivano quest’anno è venuto a mancare una festa del Natale degna di nota, la colpa è solo dei caivanesi e del loro personalismo becero di primeggiare, dettato da una sorta di invidia antropologica che questo popolo non è capace di scrollarsi di dosso. In nome della tanto sbandierata legalità, alcuni cittadini caivanesi, ex politici e giornalisti locali si sono sciacquati la bocca e senza remore e/o riflessione giusta hanno attaccato senza mezzi termini l’organizzatrice del “Caivano Open Days” Anna Damiano dirigente del settore Istruzione del Comune di Caivano. Le è stato contestato l’errata redazione di un progetto che doveva intercettare 25mila euro dalla Camera di Commercio e 55mila euro da Città Metropolitana e che doveva costellare la città di luminarie e manifestazioni.
A detta dei contestatori i due progetti – quello della Camera di Commercio e della Città Metropolitana – si sovrapponevano e lo scopo, sempre secondo i dissidenti, era solo per mettere le mani sui fondi e non per dare lustro alla città. A qualcuno è anche scappata la cosa dalle mani fino ad arrivare ad avere un acceso diverbio con la dirigente nel suo ufficio.
Il tutto condito e spinto da una forte attenzione mediatica locale ha fatto sì che le cose dovessero scorrere come non mai fatto a Caivano e cioè nel pieno delle regole. Legittimo, tutto giusto, le cose se devono essere fatte, devono essere fatte a regola d’arte e come la legge prescrive. Ammesso però che l’unico vero scopo fosse quello di far rispettare le regole e non di sostituire un ipotetico potere nel settore. Fatto sta che a pochi giorni dalla prima manifestazione e grazie all’enorme clamore mediatico avutosi, le varie manifestazioni legati al progetto “Caivano Open Days” sono saltate perché prive di autorizzazioni con la conseguente perdita di circa 80 mila di euro per la comunità. Bene, bravi, bis. Caivano è nell’oscurità del tipico Natale caivanese. E i dissidenti sono contenti perché la Damiano non è riuscita a mettere le mani su quei soldi, secondo il loro pensiero.
Di tre cose però non hanno tenuto conto i dissidenti: il buon senso, il fato e l’ignoranza.
Non hanno tenuto conto che nella vita così come in amministrazione non sempre è utile attenersi rigidamente alle regole e forse con un pizzico di buon senso in più, oggi Caivano avrebbe avuto il suo bravo Natale come non lo ha mai avuto negli ultimi vent’anni. Non hanno pensato che forse prima o poi, essendo anche loro avvezzi ad organizzare qualche evento sul territorio, sarebbero incappati anche in un qualcosa del genere ma il fato non si è fatto attendere e proprio nella giornata di ieri (18 dicembre ndr) si sono visti annullare un evento da loro stessi organizzato “Auguri in Concerto al Caivano Arte”.
Stavolta però il motivo per cui è stato annullato è ben più grave rispetto ad una semplice assenza di autorizzazione per ordine pubblico. L’evento di cui sopra è stato annullato dalla Prefettura perché sulla locandina apparivano sponsor le cui nomenclature sono state ritenute in continuità con lo scioglimento del Consiglio Comunale di Caivano.
Attenzione nessuno sta affermando che alcuni degli sponsor apparsi sulla locandina si sia macchiato di chissà quale reato. Sono tutte persone perbene ma per la legge preventiva sugli scioglimenti dei comuni basta anche solo il fumus, un grado di parentela o un’affinità per considerare un nome non idoneo o da cui non dover attingere fondi per una manifestazione del genere. Ecco perché i dissidenti di cui sopra non hanno neanche tenuto conto della loro ignoranza in materia di scioglimento. Così senza nessun accanimento o senza che nessuno si sia messo a spulciare carte, anche quest’altra manifestazione è saltata nel buon nome dell’incapacità dei caivanesi ad organizzare qualcosa di buono per la propria città.
Ecco perché tutti i caivanesi devono imparare che per cambiare realmente le cose in politica, si deve cambiare radicalmente la propria mentalità ed il proprio modo di ragionare. Non si può pretendere la legalità a fasi alterne e poi fermarsi dinanzi al dio denaro. Se no varrà sempre l’aforisma di don Pietro Savastano in Gomorra: “‘E sord fanno l’ommo onesto!”.