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Dal tracollo europeo al crac afragolese. Ecco il lento declino (politico) di Pina Castiello

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Caos ad Afragola. L’ennesimo, tanto per cambiare. La storia senza storia. A quasi 2 anni dall’insediamento, l’amministrazione targata Claudio Grillo, fedelissimo storico dell’ex senatore Pdl Vincenzo Nespoli, rischia di sciogliersi come neve al sole. A nulla è servito ritirare le dimissioni prima della scadenza dei fatidici 20 giorni. Il clima in maggioranza torna rovente. E senza via di uscita. Il caos totale. Cos’è accaduto di così allarmante? Andiamo con ordine. Nello scorso fine settimana la deputata leghista Pina Castiello affida ad una testata online (La Rampa) una dichiarazione sull’attuale scenario nel suo comune di origine: “Negli ultimi giorni, nelle notizie di cronaca locale, è stato dato ampio risalto ad alcune vicende che rischiano di gettare discredito sulla maggioranza che sorregge il sindaco di Afragola, Grillo, sulla sua azione amministrativa e sull’immagine della città. Pur essendo garantista convinta, resto dell’avviso che, specie per realtà difficili come quella di Afragola, nei mesi scorsi interessata da una sequenza rilevante di episodi criminali balzati agli onori della cronaca nazionale, occorre offrire la massima percezione pubblica di trasparenza, fugando ogni tipo di sospetto ed equivoco nella vicenda amministrativa.

A tale proposito ho chiesto al sindaco Grillo di rimuovere quelle cause, doviziosamente trattate dalla stampa, che stridono con la linea di condotta, specchiata ed intransigente, che ha rappresentato il pilastro portante della campagna elettorale ed in nome della quale è stata chiesta ed ottenuta la fiducia dal copro elettorale. Mi auguro dal profondo del cuore che il sindaco Grillo non lasci cadere nel vuoto il mio appello accorato, che si proietta innanzitutto nel suo interesse. Sarebbe un vero peccato se continuasse a prestare il fianco alle opposizioni, fornendo loro argomenti su cui innestare agevoli uscite strumentali. Ma sarebbe irresponsabile non destarsi da un atteggiamento, sostanzialmente suicida, attesa l’esposizione costante a possibili e ben più gravi provvedimenti. Non mi piace mai essere ultimativa ma il tempo è ormai scaduto: il sindaco deve rendere pubblica la sua posizione. Come io, nel rispetto dei miei concittadini, ed al fine di chiarire ruoli e responsabilità, ho pubblicamente espresso la mia, ribadendo la necessità di restare ancorata all’essenza di trasparenza del patto elettorale stipulato con gli afragolesi”. Voi ci avete capito qualcosa? A cosa allude Castiello?

Quali sono le cause che dovrebbe rimuovere il sindaco di Afragola? Che tipo di atteggiamento avrebbe Grillo? Perché dovrebbe chiarire la sua posizione? Mistero della fede. La parlamentare afragolese interviene a gamba testa contro il sindaco sostenuto dalla Lega. Ma non chiarisce. Non entra nei dettagli. Pur di dire qualcosa, l’esponente del Carroccio chiede chiarezza al sindaco Grillo. Al sindaco espresso dalla sua componente in casa sua. Ma non si capisce su cosa e perché. Ciò che è chiaro parte da lontano. Ed è l’ennesimo segnale di debolezza (politica) manifestato dall’ex Sottosegretario al Sud. Peraltro a casa sua. Come poteva ambire, la bionda parlamentare, ambire al coordinamento regionale della Lega se non è capace nemmeno di gestire politicamente l’amministrazione della sua città? La nomina di Molteni, il fedelissimo di Salvini originario di Cantù, va anche in questa direzione. Il dato è politico. Ma la “commedia afragolese” non è l’unica figuraccia degna di nota. Facciamo un piccolo passo indietro. Elezioni europee. Sul tavolo dei candidati c’era un altro afragolese. Camillo Giacco. Nipote dell’ex senatore Nespoli ed attuale assessore nella giunta Grillo. Indubbiamente un segnale politico di esistenza dentro i circuiti leghisti. Finalizzato ad esprimere una propria forza in una tornata elettorale. Risultato? Bocciatura siderale.

Giacco non figura fra i candidati. Un’altra sconfitta. Cocente e senza storia. Ma la Castiello non si arrende. E si “rifugia”, insieme al sempreverde Enzo Nespoli, in provincia di Salerno. Precisamente a Pagani. Alla ricerca di un’altra candidata. Lucia Vuolo. Una militante ex An, Fi e FdI. Il sostegno all’attuale europarlamentare, è giusto sottolinearlo, è forte. Importante sul piano elettorale. La leghista salernitana risulta la più votata in Campania nelle fila del Carroccio. Ma se ci spostiamo in provincia di Napoli, area politicamente riconducibile al duo Castiello-Nespoli, le cose vanno malissimo. Un tracollo. Un fallimento pazzesco. Rimaniamo sui numeri. Nelle altre province (Salerno, Caserta, Avellino, Benevento) la Lega ottiene una media pari al 24% dei consensi. Nel martoriato hinterland partenopeo il Carroccio crolla al 13%. Nonostante un partito col vento in poppa trainato dalla strategia mediatica (e politica) del suo leader. Roba da manicomio. Non ci vuole uno scienziato per trarre le conclusioni. Ci troviamo dinanzi ad un fallimento senza precedenti. Chi vuol capire, capisca. Esistono tanti, troppi motivi per sottolineare la mancanza di autorevolezza della leghista afragolese. Una leadership inesistente e che obbliga ancora una volta i vertici romani a selezionare la classe dirigente in Campania con la lente d’ingrandimento.

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