Il patto per la poltrona targato Pd-M5S continua a colpire. Al netto delle vicissitudini nazionali, il poltronificio giallorosso resta sul tavolo un’ipotesi accreditata per le imminenti elezioni regionali. De Luca da settimane ha fatto sapere, pure attraverso il segretario regionale Pd, Leo Annunziata, suo fedelissimo, di aver chiuso le porte a De Magistris ed al M5S. L’ex sindaco di Salerno sa benissimo che sarebbe messo in discussione qualora l’operazione pentadem dovesse andare in porto. Punto e a capo. Lo scenario giallorosso, però, non tramonta nonostante le resistenze deluchiane. Secondo fonti romane, Pd e M5S starebbero pensando a capo della futura coalizione Gaetano Manfredi, rettore dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
L’ingegnere originario di San Paolo Bel Sito è il fratello dell’ex deputato Pd, Massimiliano Manfredi, ras del partito di Zingaretti nel Nolano, e sarebbe il profilo ideale, stando alle ultime indiscrezioni, per tracciare la sintesi nel campo giallorosso e garantire il valore aggiunto che funga da “spinta” alle liste. All’accozzaglia giallorossa, con Manfredi candidato, dovrebbe esserci spazio per “Dema”, il partitino personale di De Magistris, insieme ad altre liste civiche. Zingaretti non vuole De Luca dopo lo sgarbo alle primarie. Ormai è chiaro pure ai bambini. E sta intensificando il pressing in Campania. Spodestare l’ex sindaco salernitano significa ricevere un assist micidiale da Mario Casillo e Lello Topo, capi del Pd e considerati i veri “anti deluchiani” nell’assise regionale. Ma non è tutto. Il rettore dell Federico II rappresenta un soggetto spendibile per la società civile ed è una figura gradita alla borghesia napoletana dall’alto del suo importante ruolo all’università.
Inoltre Manfredi, secondi i ben informati, pescherebbe voti e consensi nel mondo universitario ed è gradito, oltre che dal Pd per le ovvie ragioni descritte prima, dal M5S, all’opposizione in consiglio regionale, e da De Magistris. Il sindaco arancione, in caso di mancata candidatura, affiancherebbe il suo partitino personale a sostegno del binomio Pd-M5S candidando una schiera di fedelissimi ed avere la possibilità di incidere nello scacchiere giallorosso.