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Conte oggi al Quirinale per la lista dei Ministri e poi il giuramento. Chi contesta vuole alzare il prezzo

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ROMA – Riunioni fiume tra M5S e PD. Ieri sera fino a tarda notte al Nazareno leader di partito, mediatori e Giuseppe Conte per cercare il bandolo della matassa. Stando a quanto dichiarato da De Pretis gli incontri non sono ancora vertiti sui nomi dei Ministri ma sul Programma. Si sta ancora cercando di capire se ci sono interessi comuni per formare il Governo. Ma tutti sanno che la partita si gioca proprio sui nomi e sulle poltrone.

Da quanto filtra dalle indiscrezioni i ministeri dovrebbero essere divisi in egual misura tra i due partiti maggioritari del governo, anche se alle ultime elezioni il M5S ha conquistato 216 deputati e 107 senatori a fronte dei 104 deputati e 51 senatori del PD. Ma la posta in palio è troppo alta per il Movimento per aggiungere altri paletti alla trattativa. Allora via con le trattative alla pari.

Ed è così che cominciano ad uscire fuori i primi nomi. Stabilito che il prossimo governo non avrà vicepremier, secondo i bene informati il Viminale dovrebbe andare al PD e il nome più gettonato per gli Interni è quello di Franco Gabrielli, Al Mef dovrebbe andare l’eurodeputato e presidente della commissione Bilancio Roberto Gualtieri. Per Dario Franceschini si parla della Difesa o Cultura, anche se lui spera fino alla fine per il Viminale. Per il Lavoro lasciato da Di Maio si fa il nome di Giuseppe Provenzano. Al Mise si parla di Paola De Micheli e all’Istruzione ci sarebbe il ballottaggio tra Cuperlo (Pd) e Nicola Morra (M5S). Al Movimento 5 stelle rimarrebbe il Ministero degli Esteri che potrebbe andare a Di Maio. Il Ministero delle Infrastrutture che dovrebbe essere assegnato a Stefano Patuanelli che fa staffetta con Toninelli, dovrebbe essere confermato Sergio Costa all’ambiente sempre se non si decide di assegnare un Ministero a Leu e in quel caso si fa il nome di Rossella Muroni, mentre verrebbe confermato Alfonso Bonafede alla Giustizia.

Altri nodi da sciogliere sono il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, figura rivendicata dal M5S e che accende il ballottaggio tra Riccardo Fraccaro e Vincenzo Spadafora, mentre Conte vorrebbe un uomo di sua fiducia, anche in nome della neutralità che ha contraddistinto, fin qui, la sua figura e qui si fa il nome di Roberto Chieppa.

Alla Commissione Europea con tutte le probabilità del caso ci andrebbe l’ex premier Paolo Gentiloni

Appena presentata la lista stamane al Presidente della Repubblica al Quirinale, si pensa che già nel pomeriggio di oggi si possa passare alle formalità di rito e quindi al Giuramento.

L’ultimo ostacolo da superare è la fiducia al Senato. Per quella si pensa di fissare gli appuntamenti in Parlamento già per questo fine settimana, massimo inizio della prossima.

Il timore è serbato per i franchi tiratori che conti alla mano non dovrebbero essere molti ma quelli che più suscitano paura sono quelli che già, attraverso le loro dichiarazioni, hanno manifestato il loro dissenso alla formazione di questo governo: Gianluigi Paragone, Emma Bonino e Pietro Grasso.

Mentre per questi ultimi due, basta aspettare la composizione dell’esecutivo per accorgerci se le loro dichiarazioni erano fini ad alzare il prezzo della trattativa, per Gianluigi Paragone, ad oggi, possiamo essere quasi sicuri che il motivo sia quello, visto che all’indomani del voto schiacciante su Rosseau che ha visto circa l’80% dei votanti essere d’accordo alla formazione del governo M5S-PD, ancora non sono pervenute le dimissioni da senatore del giornalista.

Peccato per lui che le sue dichiarazioni, il suo tentativo maldestro di usare una canzone di Vasco Rossi – immediatamente ripreso dallo stesso cantautore – non abbia sortito l’effetto desiderato. Intanto meglio tardi che mai, gli italiani aspettano con ansia le sue dimissioni.

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