Cronaca

Don Patriciello, la morte di Nadia Toffa e le verità nascoste

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CAIVANO – Abbiamo appreso tutti con sconcerto la morte della giovane reporter del format televisivo “Le Iene” Nadia Toffa. È naturale che nell’immaginario collettivo, la morte di una giovane quarantenne non venga accettata ed è naturale che qualcuno possa ricercare nei meandri più bui di questa amara e triste realtà un colpevole da mandare al rogo, così come in passato è stato fatto per alcuni bambini della cosiddetta “Terra dei Fuochi”.

La cosa inaccettabile invece è che un prete, il solito, scriva su Facebook che Nadia Toffa ha voluto che fosse lui a celebrare i suoi funerali, facendo scatenare il tam tam mediatico dei “giornalisti d’assalto” che si sono precipitati in quel del Parco Verde per catturare l’inutile intervista. Un prete non amante dei riflettori avrebbe accolto con fierezza l’ultima volontà della conduttrice televisiva, avrebbe pregato intensamente per la sua anima e nell’assoluto silenzio si sarebbe recato al Duomo di Brescia per espiare l’ultimo desiderio della defunta.

In una delle interviste rilasciate, sotto l’ennesimo riflettore acceso che illumina “l’innocente” volto mistico del prete, alla testata giornalistica “Articolo 21” don Maurizio Patriciello dichiara: “Ho il dovere di portarle tutto l’affetto e la gratitudine degli abitanti della Terra dei fuochi. Era il 2013 – racconta il parroco – e il resto dell’Italia non conosceva ancora il dramma di Terra dei Fuochi, il genocidio che ormai da oltre un decennio colpisce le province di Napoli e Caserta nell’indifferenza delle istituzioni, dei tanti politici e di tutte quelle figure che rispetto al problema si sono avvicendate in questi anni. Tante chiacchiere, molte promesse, tutto in fumo. Nadia Toffa inviata delle “Iene”, arrivò con la sua troupe sul nostro territorio, incontrò gli attivisti storici e con i suoi servizi, anche contestati da molti negazionisti che gli hanno augurato la morte, accese i riflettori sul nostro dramma. “In questi anni – aggiunge don PatricielloNadia Toffa non ha mai abbandonato il popolo campano, e durante le sue interviste il suo sorriso solare e rassicurante si spegneva solo di fronte al dolore degli intervistati”. Ma cerchiamo di far luce su queste dichiarazioni e cercare di capire quanta verità è presente in queste parole.

Partendo dalla prima frase “Ho il dovere di portarle tutto l’affetto e la gratitudine degli abitanti della Terra dei fuochi” possiamo porre una riflessione sul fatto che il collegamento tra la morte di una giovane donna e la Terra dei Fuochi, visto che la Toffa era originaria di Brescia, poteva anche essere evitato, visto che si stava celebrando un funerale e non una nuova messa in onda del programma “Le Iene”, a meno che non era già tutto studiato e premeditato. Ma la bugia più clamorosa è quella dove si asserisce che i “negazionisti” – termine coniato dal prete indicando tutti quelli che cercano di far luce sui veri problemi legati alla Terra dei Fuochi – avrebbero augurato la morte alla giovane reporter. Mai bugia più grossa poteva essere dichiarata. A meno che non si voglia mischiare i tanti haters che girano sui social a tutti quegli studiosi, ricercatori, oncologi che dalla mattina alla sera cercano di studiare, scientificamente, il problema della Terra dei Fuochi, per cercare di sminuire quella classe sociale che il prete individua nel nemico da abbattere. Nessuno di questi ultimi, ha tentato o cercato di tirare in ballo la morte della giovane donna, proprio per il rispetto della morte in sé, fenomeno super partes e che appartiene all’intero genere umano, a differenza del prete ambientalista che all’indomani della morte della Toffa ha sentito il bisogno di comunicare che lui sarebbe stato scelto dalla reporter come celebrante dei suoi funerali.

A questo punto, ad onor del vero, c’è da porre in essere un distinguo ben preciso. Nadia Toffa è stata qui in Campania, nell’esattezza a Caivano nel 2013 quando in realtà il problema dei roghi tossici – il vero problema legato al fenomeno della Terra dei Fuochi – era già ampiamente illustrato e trattato dalla ricercatrice oncologica Paola Dama e dal suo fidanzato Angelo Ferrillo e non come asserisce il prete comunicatore, che conosce bene i due ambientalisti, mettendo l’accento sull’assenza delle istituzioni e sulla inettitudine dei tanti politici, dimenticandosi di specificare che la maggior parte dei politici sono venuti in Campania a fare passerelle nella sua chiesa del Parco Verde – a pochi metri dal più grande supermarket della droga d’Europa – perché sono stati chiamati da lui stesso cercando di fornire alla collettività l’immagine del prete che chiede aiuto alle istituzioni.

Nadia Toffa arriva a Caivano e illustra, attraverso un servizio di “Le Iene” quanto siano inquinati i terreni a nord di Napoli dopo che 13 pozzi artesiani con 11 terreni attigui vengono ingiustamente sequestrati perché all’interno delle acque di irrigazione vengono trovati alti tassi di metalli. Cosa che, a distanza di tre anni di lotta dei vari “negazionisti” – come ama chiamarli il prete Maurizio Patriciello – si dimostra che gli elementi chimici in quelle acque si presentano in normali quantità perché di natura vulcanica. Intanto varie aziende agricole chiudono battenti perché non si può sopravvivere a tre anni di inattività.

Ora, nessuno sa chi ha chiamato all’epoca “Le Iene” e di conseguenza la Toffa, nessuno sa in realtà cosa sia stato raccontato, fuori onda, alla giovane reporter, fatto sta, come qualsiasi comune mortale, come qualsiasi altro reporter, all’epoca Nadia Toffa prese una cantonata esagerata, dichiarando che i prodotti agricoli campani fossero tutti immangiabili  e che i pomodori avessero il cuore fradicio.

Il problema della Terra dei Fuochi legato al problema dei rifiuti intombati, fino ad ora, non è stato ancora dimostrato. Nessun campo inquinato, da allora, è stato portato alla luce, eppure richieste di fondi pubblici per le bonifiche sono partite a iosa. Se arrivassero questi soldi, in quali tasche andrebbero? Quali aziende sarebbero preposte alla bonifica di tali terreni, ammesso che ce ne siano? Queste sono le domande che un bravo giornalista dovrebbe porsi.

Il problema della Terra dei Fuochi è e rimane legato al fenomeno dei roghi tossici e al conseguente inquinamento dell’aria, fenomeno artatamente tenuto nascosto o messo in secondo piano poiché la soluzione è individuabile in una presa di coscienza collettiva a costo zero. Infatti il fenomeno dei roghi tossici è legato ad un mondo sommerso di mercato parallelo. I materiali che si bruciano ogni giorno nelle terre campane provengono da attività illecite e abusive. Tra i cumuli bruciati, i vari attivisti ambientali, sono soliti trovare ritagli di stoffa, pellame e plastiche derivanti dalle industrie della contraffazione, pneumatici derivanti da attività in regime di evasione fiscale e altro materiale di risulta proveniente da aziende edili che sono soliti lavorare totalmente a nero.

Per risolvere questo tipo di problema, bastava mettersi a capo di un’azione volontaria basata su una ipotetica rivoluzione culturale, cominciando dall’informazione collettiva atta a sensibilizzare le coscienze della collettività per cercare di modificare lo status quo della popolazione campana. Il tutto può essere ancora attuato a costo zero per il governo centrale, enti locali e popolazione. Ma a chi converrebbe?

Fa tanta tristezza che a distanza di quattro giorni si debba ancora polemizzare intorno alla morte di una giovane donna di quarant’anni ma purtroppo il genere umano è vario e c’è sempre qualcuno che tenta di approfittare delle situazioni mediatiche che diano risalto ai propri interessi e di conseguenza si sente l’obbligo di rispondere e di ripristinare la verità per amore della propria terra e della propria comunità.

Diceva un altro prete, Don Peppe Diana – un esempio di prelato dedito alla propria comunità in senso spirituale – “Per amore della mia terra non tacerò” e nel mio piccolo, umile posizione, anch’io cerco di non tacere facendo conoscere quale sia la verità sulla Terra dei Fuochi e su chi cerca di trarne vantaggio personale.

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