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AFRAGOLA. La maggioranza spegne la stampa. L’opposizione abbandona l’aula

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AFRAGOLA – “Si rappresenta che questa Autorità – si legge nella risposta dell’Authority al Comune di Perugia – ha avuto modo di pronunciarsi in più occasioni in ordine all’utilizzo di apparecchiature video fotografiche durante le sedute consiliari, evidenziando che il testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali garantisce espressamente la pubblicità degli atti e delle sedute dell’organo consiliare comunale, demandando ad uno specifico regolamento comunale l’introduzione di eventuali limiti a detto regime di pubblicità (artt. 10 e 30 Tuel). Proprio questa fonte normativa, a parere del Garante, può costituire la sede idonea a disciplinare modalità e limiti di pubblicità delle sedute, comprese le eventuali riprese televisive, ed a specificare le ipotesi in cui eventualmente limitare le riprese per assicurare la riservatezza dei soggetti presenti o oggetto del dibattito (ad esempio, nel caso di una seduta che delibera l’attribuzione di benefici a particolari categorie di soggetti e nel corso della quale potrebbero emergere dati sensibili). Nell’ipotesi in cui sia prevista la possibilità di effettuare le riprese, l’Amministrazione deve rendere l’informativa prevista dall’art. 13 del d.lg. 30 giugno 2003, Codice in materia di protezione dei dati personali, rendendo edotti i partecipanti dell’esistenza delle telecamere, della successiva diffusione delle immagini e degli altri elementi previsti dalla normativa sulla protezione dei dati”.

Questo è quanto afferma il Garante della Privacy che fa giurisprudenza in caso di mancata regolamentazione sulle riprese in video streaming delle sedute consiliari. Ed è proprio il caso che riguarda il Comune di Afragola che pur essendo un comune di 65.000 abitanti non ha ancora in seno il regolamento sulle videoriprese del Consiglio Comunale.

Nello specifico quello appena riportato sopra in corsivo lo dovrebbero leggere i consiglieri di maggioranza che oggi hanno vietato le riprese in streaming alla stampa locale presente stamattina in aula. Ma veniamo ai fatti.

Nell’aula consiliare, stamattina oltre all’approvazione del collegio dei Revisori dei Conti, punto all’ordine del giorno obbligatorio per non rimanere scoperti a Settembre di tale organo, c’erano le comunicazioni del Sindaco circa il ritiro delle sue dimissioni, punto quest’ultimo mai discusso perché all’apertura dei lavori si è registrata la più brutta pagina politica dell’era Grillo. Il consigliere Boemio, sostituto del Presidente del Consiglio Tommaso Bassolino, informa la stampa presente che non è autorizzata a videoriprendere i lavori del Consiglio Comunale, anche a quelli che si erano premuniti di inviare richiesta a mezzo PEC nei giorni scorsi.

All’invito fatto al Consigliere Boemio da parte dei giornalisti presenti su quanto asserisce il Garante della Privacy e all’ennesimo no ricevuto, il consigliere Gennaro Giustino propone di mettere al voto la proposta delle riprese in streaming del Consiglio Comunale, proposta accettata e messa al voto.

Opportunamente il primo cittadino prende la parola e mostrandosi rispettoso verso il lavoro degli organi d’informazione, così come si è sempre mostrato, ha ribadito il concetto di non temere i giornalisti e di non avere nulla da nascondere, confermando il suo voto positivo alla proposta avanzata dal leader di “A viso aperto”. Non sono stati della stessa opinione i consiglieri Raffaele Fusco, Biagio Montefusco, Benito Zanfardino, Francesco Castaldo, Francesco Fusco, Antonio Lanzano, Dora Moccia, Assunta Di Maso, Arcangelo Ausanio e il Presidente del Consiglio f.f. Antonio Boemio che votando no hanno rimarcato il loro senso di ipocrisia verso la cittadinanza afragolese. L’unico a restare sulla linea del sindaco è stato il consigliere Vincenzo De Stefano che dall’alto della sua neutralità ha ribadito il suo concetto di trasparenza.

Risultato che conferma le parole del sindaco usate nella lettera di dimissioni. Ad Afragola c’è una classe dirigente oscurantista, vile ed ignorante. Un livello così basso non si era mai registrato prima. Ad onor del vero c’è da dire che anche durante la consiliatura Tuccillo si sono registrati casi analoghi ma la maggioranza di Tuccillo non è andata mai contro le indicazioni di voto del primo cittadino. Oggi si ha la fortuna di avere un sindaco di buon senso che addirittura anticipa il voto della maggioranza con la speranza che possa fare da esempio e i consiglieri che fanno? Ribadiscono il concetto che a comandare sono loro e non il primo cittadino?

Bene, ma la fascia tricolore, all’esito della votazione non demorde e invita tutti, sospendendo i lavori del Consiglio, ad una seria riflessione nella stanza accanto all’aula consiliare ma al ritorno in aula il risultato non cambia. La maggioranza ha decretato quello che Minformo aveva anticipato, ovvero la possibilità che laddove il sindaco al ritiro delle dimissioni non avesse cambiato nulla sarebbe diventato ancora più debole – politicamente parlando – di quello che era già stato. I fatti oggi lo hanno dimostrato. Questa maggioranza non segue il suo sindaco, o Claudio Grillo non è il leader di questa maggioranza. Per fortuna però che il senso di legalità e trasparenza rimangono due valori attribuibili al primo cittadino e non al resto, visto l’esito della votazione. Ma torniamo alla cronaca.

Oltre l’opposizione indignata chi ha avuto il coraggio di giustificare il voto negativo sono stati i consiglieri Raffaele Fusco e Biagio Montefusco che ignorando a legge che riguarda il tema, si sono permessi anche di tirare in ballo il proprio ruolo che gli impone di far rispettare le regole. Siamo sicuri che dopo questa lettura avranno da vergognarsi, visto che oggi in aula, hanno dimostrato di non sapere affatto quali siano le regole sulle dirette streaming. Ma restiamo ai fatti. Fusco, ribadito il concetto poi anche da Boemio, lamentava il fatto che si potesse creare un precedente rispetto a tutti quei giornalisti oggi assenti in aula. Una scusa bugiarda grossa quanto una casa, i richiedenti oggi ne erano due attraverso PEC e uno verbale (anche questo la legge lo consente), chi era assente vuol dire che non era interessato al caso, perché avere premura per gli assenti? Piuttosto il Consigliere Fusco spieghi alla città perché “Forza Italia” ha accettato di prorogare di un anno la sua richiesta di un secondo assessore in rappresentanza proprio del coordinatore azzurro e come mai, oggi il Consigliere Caiazzo, dopo aver pubblicato un post critico nei confronti del primo cittadino, era assente? Piuttosto il consigliere Fusco spieghi alla città su cosa si è accordato e in base a che cosa è disposto ad aspettare un altro anno affinché si possa vedere rappresentare in giunta? Forse erano queste le risposte che non voleva far sapere alla città ed è per questo che ha negato il consenso alle riprese in streaming? Forse per questo è corso subito a confondere le idee alla Consigliera Dora Moccia appena entrata in aula in ritardo, convincendola a votare no e mandandola in confusione anche rispetto alla votazione del suo capogruppo?

Per quanto riguarda le dichiarazioni di voto del Consigliere Biagio Montefusco credo che si possa stendere anche un velo pietoso, perché oltre a dimostrare di ignorare le parole del Garante della Privacy, ha dimostrato anche di peccare di senso di democrazia anche se il suo motto è sempre stato “legalità, legalità, legalità” “sic”. Il consigliere di maggioranza Montefusco parla di stampa amica dell’opposizione, quella stessa stampa che stamattina ha avuto la colpa di voler trasmettere in piena trasparenza i lavori del Consiglio comunale, quella stessa stampa che in campagna elettorale e anche dopo, almeno fino a quando questa classe dirigente non si è messa a tirare il sindaco per la giacca, ha applaudito e approvato le azioni politiche intraprese dalla sua stessa parte politica. Ecco, in quel preciso istante il Consigliere Biagio Montefusco dimostra il bassissimo livello di questa classe dirigente, rappresentando appieno la scarsa sensibilità e lo scarso senso di Democrazia insito in ognuno dei consiglieri di maggioranza e lo rimarca ancor di più quando asserisce che egli stesso è propenso alla divulgazione mediatica dei lavori di quest’amministrazione ma purché sia fatta da una “giusta comunicazione” indicando la delibera di giunta approvata circa l’istituzione di un giornalino istituzionale che costerebbe alla comunità circa ventimila euro annui. Allora qui le domande da porsi ne sono tante: cosa si intende per giusta comunicazione? Quella pagata dall’amministrazione con i soldi dei cittadini? E questo sarebbe la motivazione giusta per credere che tale comunicazione sia veritiera e non inquinata dal potere del danaro? Ma soprattutto. Chi gestirà il giornalino? Chi sarà il direttore responsabile? Sarà cartaceo o anche online? E se online, chi elaborerà il sito del giornale? Chi lo curerà? Una redazione non potrà essere fatta da una sola persona, quindi si apriranno altre caselle da lottizzare con prebende? Ecco, caro Montefusco al posto di negare un diritto sacrosanto garantito dalla Costituzione Italiana alla vera stampa libera, ci dia queste risposte sempre se è in grado di poterle dare, ma soprattutto, in Consiglio comunale prima di fare smorfiette al sindaco, visibilmente preoccupato, cercando di rassicurarlo che non succederà nulla, cerchi prima di tutto di tutelare con i fatti l’immagine del primo cittadino che fino ad ora, dal punto di vista della legalità e della trasparenza è rimasta ancora illibata, a differenza di qualche altro addetto ai lavori.

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