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ARZANO. La vandalizzazione della panchina rossa è un gesto deplorevole ma qui c’è dell’altro

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ARZANO – A pochi giorni dall’otto marzo sfregiata la panchina rossa messa in piazza Cimmino dall’amministrazione Esposito. Non è la prima volta che questa panchina subisce la violenza di chi non vuole che alcune cose cambino o vengano denunciate, infatti la prima installazione in ferro fu totalmente devastata il 25 Aprile scorso e sostituita con una in cemento più resistente. Ma anche così, per chi alcuni giorni fa ha tentato di sfregiarla, non andava bene e ha pensato bene, quanto meno, togliergli l’identità e il suo ruolo. Infatti nella mente perversa di chi ha osato tanto, sicuramente sarà balenata l’idea che se allo schienale della panchina fosse stata tolta la targa d’identificazione che ricorda ai passanti il simbolo di tale installazione ma soprattutto chi aveva lottato tanto affinché la stessa venisse installata, forse da lì a breve, quell’arredamento urbano sarebbe stato visto solo come una semplice panchina rossa.

Un gesto, che sa più di sfregio che di ragazzata, ha fatto sì che la targa messa sulla panchina rossa che ne evidenziava la motivazione dell’installazione in piazza è stata tolta. Un gesto in disprezzo di un simbolo contro la violenza sulle donne voluta espressamente dall’amministrazione Esposito. Un atto biasimato fortemente dalle Associazioni presenti sul territorio nel quale bisogna tenere alta l’attenzione perché questi piccoli gesti sono segnali forti atti per far abbassare il senso civico che ha caratterizzato Arzano negli ultimi mesi.

Allora la domanda che ci si pone è: “Ma quanto danno fastidio le donne agli arzanesi?”. Neanche tre giorni fa ci siamo ritrovati a fare la cronaca sui motivi della disfatta del governo Esposito. L’ex sindaco, nella sua conferenza tenutasi domenica mattina, ha fatto capire a chiare lettere che la sua caduta è stata messa in atto solo perché lei voleva portare legalità attaccando il sistema. Quello stesso sistema che forse non sopporta che a portare legalità e trasparenza sul territorio sia proprio una donna, quel sistema che forse non sopporta che una donna riesca laddove gli uomini hanno fallito.

E allora cosa c’è che non va nell’idea che le donne vengano difese e tutelate da una semplice panchina rossa? Chi ha tolto quella targa dallo schienale della panchina, odia profondamente le donne a causa di una, forse, sua disfunzione ormonale o non sopportava l’idea che quella stessa panchina potesse mantenere vivo il ricordo della lotta intrapresa dall’amministrazione Esposito?

Tale gesto ricorda tanto quello fatto subito dopo la caduta di un dittatore, quando i partigiani, regolarmente, insieme alla sua caduta, distruggono anche tutti i monumenti eretti durante gli anni in cui si è imposta la dittatura. Ecco perché ad oggi non riusciamo ancora a capire cosa abbia spinto il vandalo a sfregiare un monumento pubblico eretto per un valore di entità assoluta come quello della lotta alla violenza sulle donne.

Ma per fortuna Arzano è anche altro, infatti come comunica l’Associazione AttivArzano,  una tipografia, sensibile al tema, ha donato la targa da installare nuovamente sulla panchina rossa.

L’Associazione AttivArzano, attivandosi immediatamente, ha fatto richiesta formale al Commissario Prefettizio di poterla installare subito.
Inoltre, la stessa associazione informa che anche l’osservatorio regionale ha chiesto di installare nuovamente la targa, segno questo che fa capire che Arzano non è sola e che molto presto la targa, così com’era, sicuramente tornerà al suo posto.

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