Il Ministro dell’Interno Matteo Salvini ha iniziato a scrivere la memoria difensiva che porterà alla Giunta per le immunità del Senato.
Quest’ultima dovrà pronunciarsi entro il 23 febbraio, ovvero entro un mese da quando Salvini ha ricevuto le carte, per stabilire se il vicepremier dovrà essere giudicato o meno per il caso Diciotti.
Per redigere il documento, Salvini non si avvarrà di avvocati, anche perché in questa fase, non trattandosi di un processo, ma di una decisione che la Giunta per le immunità dovrà prendere, non è richiesto e non è necessario.
Dal Viminale non trapelano informazioni.
Sicuramente il leader della Lega punterà su una linea difensiva ben chiara, ovvero far capire che le sue azioni sono state concordate con il resto del Governo.
Lo ha dichiarato lui stesso: “Andrò in Senato a testa alta, perché ho difeso l’interesse del mio Paese, i confini e la sicurezza. Combattere gli scafisti e gli amici degli scafisti, i trafficanti di droga, armi e uomini era e rimane una mia priorità“.
Anche il collega pentastellato Di Maio sosterrà la tesi di Salvini, portando in Giunta una seconda memoria difensiva “per spiegare che le decisioni sulla Diciotti sono state prese insieme dal Governo e non solo dal Ministro dell’Interno“.
Insomma, se si decidesse di negare l’immunità, il tribunale dei Ministri potrebbe trovarsi davanti alla decisione di dover giudicare l’intero Governo.
Inoltre ci sono da considerare anche le leggi internazionali, che consentono al Governo di un Paese di poter respingere immigrati qualora essi costituiscano un pericolo per la sicurezza nazionale.
Questo principio è sancito dall’articolo 33 della Convenzione di Ginevra, che cita testualmente che a un rifugiato può persino essere negato lo sbarco “se per motivi seri egli debba essere considerato un pericolo per la sicurezza del Paese in cui risiede oppure costituisca, a causa di una condanna definitiva per un crimine o un delitto particolarmente grave, una minaccia per la collettività di detto Paese“.
Questo potrebbe essere proprio il motivo sufficiente a giustificare l’azione del Ministro e del Governo.
Infatti all’epoca in cui Salvini e il Governo impedirono ai migranti di scendere dalla Diciotti, a bordo c’erano 4 presunti scafisti, individuati grazie alle indagini della Polizia di Stato.