Ieri a Cagliari si è votato per eleggere un parlamentare in sostituzione del velista Andrea Mura, espulso dal M5s per le assenze e le sue conseguenti dimissioni. Elezioni suppletive quindi per un seggio in Parlamento alla Camera dei deputati, in lizza M5s, Centrosinistra, Centrodestra, Casapound. I cittadini cagliaritani sono stati chiamati a scegliere, tra i vari candidati in lizza. Il risultato è stato nettamente favorevole al centrosinistra, anche se la prudenza intorno a questo risultato è d’obbligo. Enrico Rossi, presidente della regione Toscana, parlamentare LeU dice: “E’ sbagliato fare valutazioni avventate. Il caso è molto particolare, anche per l’altissima astensione, che comunque è un segnale interessante e positivo”. Eppure il mini test elettorale sardo, dopo lo Tsunami del 4 marzo 2018, ha determinato una sconfitta che il M5s non aveva messo in conto. Si è scomodato da Roma per sostenere l’ing. Luca Caschili, Luigi Di Maio in persona con le stoccate a Macron. Addirittura il ministro Toninelli ha trovato il tempo di fare qualche comizio a Cagliari, tra le diciotto ore di lavoro giornaliere d’impegno al ministero delle infrastrutture. Il risultato alle Elezioni politiche del 2018 regalò al M5s il 40% dei voti, ieri la percentuale si è aggirata intorno al 29%. Vince quindi il giornalista Andrea Frailis della tv del Gruppo Unione Sarda con il 40% dei voti per il centrosinistra. L’astensione è stata notevole, in questo il governatore della Toscana Rossi ha ragione a dire prendiamola con le molle sta vittoria, ha votato solo il 15% degli aventi diritto. Eppure su due punti bisogna riflettere. Il Movimento cinque stelle ha raggiunto l’obiettivo del Reddito di cittadinanza ma su alcuni temi si è inimicato molta parte del suo elettorato, in particolare sull’accoglienza ai profughi. L’abbraccio suicida con Salvini che, dalle politiche, ha raddoppiato i consensi ai danni dei cinque stelle che continuano a calare nei sondaggi. La rabbia degli elettori del 4 marzo 2018 non può certo essere rappresentata dai sorrisini di Di Maio, l’amarezza di tanta delusione degli elettori è nei sondaggi. La chiamata alle armi per Di Battista è stata necessaria per rilanciare a Roma un’opinione negativa contro Virginia Raggi e soprattutto guidare le imminenti Elezioni Europee, ma sarà in grado? La spinta propulsiva che ha gonfiato a dismisura il consenso del Movimento di Grillo non è stata motivata lo scorso anno solo da un voto di protesta, ma soprattutto di rabbia, rabbia legittima contro un sistema bloccato. Il Centrodestra che ha visto comunque sull’isola la presenza di Salvini e Berlusconi si è fermato, con Daniela Noli al 27%, perdendo cinque punti rispetto 32% delle politiche. La vittoria del centrosinistra a Cagliari, che passa dal 19% al 40,0%, apre comunque un dibattito necessario a sinistra. Il Partito Democratico propone ancora le elezioni primarie per eleggere il proprio segretario. Zingaretti, Martina, Giachetti, Boccia e altri, la solita liturgia che non servirà a nulla se non a rigenerare vecchie logiche superate. Vincerà Zingaretti probabilmente, mettendo insieme come in un Conclave, molti cardinali democratici che se la canteranno e se la suoneranno. Tutto questa inutile farsa per qualche spot in TV. C’è davvero ancora bisogno di rimettere in piazza gazebo e tavolini, in un bar o una sezione, se quello che uscirà è stato già deciso?
Calenda propone un accordo con Bonino e Pisapia “amen”. L’ex ministro delle attività produttive non si rende conto che l’epoca delle fusioni a freddo in politica è finita e soprattutto per un fatto anagrafico. Quello che invece vince e convince a sinistra sono le realtà locali, la forza e la capacità di chi governa e che si mette in campo, direttamente o indirettamente come ieri a Cagliari. Gli esempi di De Magistris a Napoli, di Emiliano in Puglia, De Luca in Campania, di Orlando a Palermo, in Calabria Falcomatà e tanti altri sindaci e governanti di regioni potrebbe essere una buona base di partenza, senza far prevalere le solite divisioni. Partito democratico, Liberi e Uguali, Potere al Popoli, Sinistra italiana etc. hanno le ore contate, non sono più credibili. Si ricominci dai territori, dai comuni, dalle città metropolitane, le regioni e gli uomini che li rappresentano, su tutti lasciatemelo dire Massimo Zedda, sindaco di Cagliari. Zedda è stato capace di portare dalla sua parte l’opinione cittadina cagliaritana e i risultati ottenuti in città a livello amministrativo ne sono la conferma. Questa vittoria sarà probabilmente il primo passo verso la candidatura a presidente della Regione Sardegna.
Una casa si costruisce dalle fondamenta e la politica soprattutto deve recuperare questo ruolo. Sono certo che la cosa non passerà inosservata e a Roma già cominceranno a tremare all’idea che i sindaci di sinistra possano mettere in campo un loro soggetto politico, un’idea comune di chi combatte sui territori e non è seduto su una poltrona parlamentare. Io me lo auguro, spero anche tanti altri di qualsiasi orientamento politico, la sinistra può rinascere ma non sui salotti e sugli sdrai dei villaggi turistici in estate ma tra i problemi quotidiani dei cittadini. Il populismo si combatte con l’impegno e da troppo tempo a sinistra non è più così, come Corbin in Inghilterra, si torni in campo ma soprattutto nel mondo del lavoro e del disagio, c’è tempo, c’è spazio e soprattutto speranza . Zedda potrebbe essere il nome giusto per una nuova sinistra, l’ha dimostrato sul campo e soprattutto da ieri, sono certo che qualcosa si muoverà.