AFRAGOLA – “Chi è nato prima l’uovo o la gallina?” Questo è un dilemma mai risolto ed è l’esempio più calzante che si può associare all’immobilismo dell’amministrazione attuale di Afragola.
La città a nord di Napoli sta vivendo un periodo di stallo che nessun cittadino, compreso il primo, si sarebbe mai aspettato. Le promesse fatte in campagna elettorale erano altre, ma quelle erano dettate dall’entusiasmo del momento e dall’amore che la fascia tricolore prova per la sua città. Il sindaco Grillo non aveva fatto i conti, allora, con la natura dei politici che si erano coalizzati intorno a lui e né tanto meno conosceva il loro pensiero. Quindi in Campagna elettorale chi era a parlare era il cuore e non la mente, erano i sentimenti e non i fatti. La realtà si è presto rivelata austera e controversa. Il sindaco Grillo si è trovato a lottare con principi beceri e mentalità assurde, mai si sarebbe aspettato un simile atteggiamento, mai avrebbe immaginato che l’unica cosa che importa a chi l’ha sostenuto è la stessa cosa che interessava a chi l’ha preceduto. Ed è qui che ad Afragola si è avuto il corto circuito.
Oggi ad Afragola si vive un clima da guerra fredda tra quei consiglieri e/o assessori che credono di possedere il potere attraverso il consenso e il primo cittadino che sta togliendo tempo, vita e sacrifici alla propria famiglia e al proprio lavoro per il bene della propria città. Cosa che egli, attualmente, ritiene prioritaria. Allora cos’è che non va?
Il bene pubblico, come si sa, da sempre, cozza con quello personale e personalistico. Ad Afragola ci sono consiglieri e assessori che si sono candidati per il solo scopo di continuare a fare quello che hanno sempre fatto, cioè affari! E la prima cosa che ha infastidito questi ultimi è proprio la ripartizione delle deleghe attuata dal primo cittadino. Quel modo di spacchettare gli assessorati ha in realtà svuotato il ruolo dell’assessore e dei suoi consiglieri di riferimento, perché ridistribuire le deleghe a più gruppi politici crea opposizione naturale all’interno della maggioranza, controllando ed evitando l’accentramento del potere. Di qui il malcontento, specialmente nel settore urbanistica. E visto quanto è emerso dalle indagini nell’ultimo periodo, l’azione fatta dal primo cittadino è una manna scesa dal cielo.
Allora qual è il contrasto? Semplice! Chi è andato a casa del primo cittadino a elemosinare la sua candidatura consapevole del fatto che un nome nobile come quello dei “Grillo” avrebbe fatto smuovere anche l’elettorato liquido col deretano dalle sedie, oggi vuole far pesare il proprio consenso e vorrebbe anteporlo all’autorevolezza del primo cittadino, attestando il fatto che se l’imprenditore afragolese è lì dov’è è solo grazie all’accumulo dei voti collezionati dai consiglieri. Ma siamo sicuri che gli stessi avrebbero collezionato la stessa stima se avessero appoggiato un altro nome? Allora è dietro questo dilemma che si nasconde il motivo dell’immobilismo afragolese.
Cosa bisogna fare per andare avanti? Gli interessi degli stessi per i voti portati o quelli del sindaco che poi coincidono con quelli della città?