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GRADUATORIA TERZA FASCIA – L’odissea infinita

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La foto che accompagna l’articolo ci propone un cantiere, qualcosa su cui si sta costruendo o ristrutturando qualcosa, in questo caso particolare è una pagina di un Albo pretorio di una scuola, dell’Italia settentrionale per giunta, del laborioso Nord. Ho scoperto questa cosa navigando in internet seguendo l’odissea che stanno vivendo da più di sei mesi gli aspiranti della Terza fascia del personale ATA, dopo quella degli aspiranti docenti della medesima fascia. Davvero ne ho visto di tutti i colori ma quella della “pagina in costruzione”, davvero rappresenta una perla. Avendo dimestichezza con la materia scolastica avrò l’ardire di spiegare un po’come stanno le cose. Ogni tre anni il Ministero dell’Istruzione, gli Uffici scolastici regionali, quelli provinciali e le scuole consentono l’aggiornamento dei punteggi per titoli di chi ha in precedenza consegnato una domanda, garantendo anche ai nuovi aspiranti l’inserimento in graduatoria. “Mal comune mezzo gaudio”, in questo caso il problema riguarda tutte le categorie della scuola, colpiti allo stesso modo da questa “singolare” acquisizione di dati per creare elenchi, prima provvisori, poi definitivi. Docenti, assistenti tecnici, amministrativi, cuochi, guardarobieri, collaboratori scolastici, etc., tutti uniti appassionatamente e quello che accade dal momento della consegna all’attimo in cui si aspetta il risultato è davvero incredibile. Le domande in moduli distinte per D1 (chi accede per la prima volta alla graduatoria) e modello D2 (chi deve solo aggiornare la sua posizione). Parliamo quindi di milioni d’italiani che tentano la lotteria del posto in graduatoria, una competizione senza esclusioni di colpi, a volte anche sleale, siamo nel paese dei furbi, sicuramente una guerra tra poveri. Fin qui chiunque potrebbe obiettare: “Ma dove sta il problema, poiché le cose vanno così Italia, in tutto?” Invece il problema esiste e non è di poco conto, parlo dell’aspetto legale. Di là dalla possibilità di avere i titoli e dei numeri per avere la possibilità o meno di accedere a una posizione che possa garantire la prospettiva lavorativa, una cosa è certa, le Scuole hanno degli obblighi in tal senso: “Le informazioni destinate al pubblico devono essere concise, facilmente accessibili e di facile comprensione,  GDPR, punto 58”, inoltre l‘articolo 32 della legge 69/2009 recita:” A far data dal 1º gennaio 2010, gli obblighi di pubblicazione di atti e provvedimenti amministrativi aventi effetto di pubblicità legale si intendono assolti con la pubblicazione nei propri siti informatici da parte delle amministrazioni e degli enti pubblici obbligati. La pubblicazione è effettuata nel rispetto dei principi di eguaglianza e di non discriminazione, applicando i requisiti tecnici di accessibilità di cui all’articolo 11 della legge 9 gennaio 2004, n. 4. La mancata pubblicazione nei termini di cui al periodo precedente è altresì rilevante ai fini della misurazione e della valutazione della performance individuale dei dirigenti responsabili” (comma così modificato dall’articolo 9, comma 6-bis, legge n. 221 del 2012)”.

Ma di cosa stiamo parlando se quando ci si collega all’Albo di una scuola, si ha la sorpresa di vedere e leggere “Pagina in costruzione?” Affascinato dalla cosa e soprattutto dal mio dovere di divulgatore mi sono spogliato dei panni di chi scrive ed ho indossato l’abito non certo comodo del candidato al precariato. Come uno dei tanti aspiranti che, dopo aver prodotto domanda in trenta Istituzioni scolastiche, si cimento nella consultazione dei vari Siti delle scuole nelle città interessate, scopro tante cose. I Manicomi sono stati soppressi da anni in Italia dall’allora Ministro Basaglia con la legge 180/78, ma non la pazzia no, quella resta e i nervi sono davvero messi a dura prova quando si tenta di aprire “L’Albo Pretorio” di molte scuole, non tutte e conoscere notizie che, come sappiamo hanno l’obbligo di pubblicazione. Questo strumento dovrebbe essere la porta del portale, scusate il gioco di parole, lo strumento con il quale si acquisiscono notizie, delibere, pubblicazioni, determine, bandi, etc., nella maniera più facile e comprensibile possibile. Gli atti prodotti dalla scuola trascritti in Pdf, insieme alla parte grafica o geografica, dovrebbero rispettare un disciplinare ispirato alla norma già citata in precedenza. Invece, come troppo spesso accade in Italia, all’essere si contrappone l’apparire. Siti differenti dicevo per grafica e impaginazione, fin qui nulla da eccepire ma il link “Albo pretorio”, dovrebbe essere sull’Homepage, in bella mostra, magari con una mano che ne indichi, per agevolare qualcuno con poca dimestichezza informatica. Invece lo troviamo relegato a destra, a sinistra, in apice, in pedice, spesso scritto in grassetto in un angolo con caratteri minuscoli tanto a mostrarne l’inutilità se non addirittura di vecchia data non ancora aggiornato e quando si ha la fortuna di aprirlo, quando si arriva alla famigerata “graduatoria provvisoria del personale ATA terza fascia”, l’apoteosi. Pagine in Pdf o in Excel che spesso non danno la possibilità di ricercare facilmente il nome; errori di digitazione o mancate valutazioni che porteranno a un ricorso. Il ricorrente avrà solo dieci giorni di tempo, quindi la tempistica diventa fondamentale. Dopo i ricorsi, la graduatoria provvisoria si trasformerà in definitiva. Una scuola del Nord dell’Italia, del laborioso Nord, ha pubblicato la foto che titolo l’articolo: “Pagina in costruzione”, mi chiedo di quale scienza si ha bisogno un esperto informatico per aprire un link di collegamento all’Albo pretorio, in pratica al principio di trasparenza di un’Istituzione scolastica? Tantissimi candidati possiedono una laurea o un diploma, qualche anno di militare, un corso di Informatica. Tutti questi titoli possono mettere su una quindicina di punti, quindi la possibilità, com’è stato in passato, con un po’ di fortuna di poter lavorare, supplenza temporanea, lontano da casa, almeno non si metta nelle condizioni gli aspiranti di diventare pazzi nella consultazione di un Sito per conoscere la posizione, da docente o impiegato che sia. A guardarli i Siti, osserviamo foto di eventi, di Dirigenti, personalità, addirittura i premi che ricevono sulla qualità grafica spero.

“La Buona Scuola”, così nel 2014 la premiata ditta Renzi-Giannini coniò questo titolo come la panacea di tutti i mali della scuola. Niente più precariato, infatti milioni di domande per accedere al precariato; i precari storici, quelli che alle cinque del mattino riempiono le stazioni di tutta Italia per recarsi a lavoro da decenni, offesi da un concorso che ha mostrato più limiti che efficienza. Cinquantenni polverizzati in tutta Italia, bere o affogare e chi rinunciava avrebbe rinunciato al lavoro, dal 2016 si assume solo per concorso.  Renzi, parlava di migliorare la scuola pubblica, mentre spostava denaro verso quella privata. Troppe risorse sono indirizzate verso le scuole privata ed è un privilegio lo sconto fiscale “fino a 400 euro” per chi iscrive i figli alle scuole paritarie, si calpesta volutamente la costituzione, la stessa che è costata all’allora Presidente del consiglio la più amara delle sconfitte e l’inizio, meritato, di un declino irreversibile. Trenta scuole per iniziare il calvario dell’attesa, del precariato, del periodo di prova, del pre-ruolo, del ruolo e intanto ci siamo giocati la gioventù e siamo arrivati alla maturità. Una vita da precario e guardato spesso di traverso come chi usurpa un privilegio nella difesa di un proprio diritto. L’Italia, anzi l’’Italietta dei piccoli e grandi satrapi, di vari mondi, anche nella scuola dove non dovrebbe essere così. La scuola dovrebbe dare l’esempio ai nostri ragazzi, educarli, formarli, disegnare un futuro e riempirli di sapienza e cultura. Riguardo al lavoro, anzi al precariato le Istituzioni scolastiche, ma anche gli Uffici locali del Ministero dovrebbe rendere agevole la comprensione a coloro che timidamente e spesso ignari poggiano le mani su di un computer per sapere cosa è accaduto alla propria domanda perché i giorni dell’eventuale ricorso sono dieci e non ti concentri sulla notizia dall’Albo pretorio, corri il rischio di vederti superato da altri concorrenti. Una lotta tra poveri, spesso diplomati, laureati, titolati ma senza un adeguato strumento di comunicazione e interfaccia come può essere un Sito istituzionale. La Scuola diverrà “buona scuola” per il giorno in cui anche un Sito sarà di facile consultazione e accessibile a tutti. La mia solidarietà a tutti quelli che hanno vissuto e vivono ancora quest’odissea, basterebbe mandare in pensione con la regola dei cento anni tra età e contributi, migliaia di operatori della scuola e liberare altrettanti posti di lavoro, per ridare speranze e dignità a chi da sempre o da poco vive una vita da precario. Inoltre sarebbe opportuno ammettere gli errori e ritornare alla vera buona scuola, quella che ha resistito più di mezzo secolo e che una decina di ministri incompetenti ultimamente hanno cercato di distruggere. Cercheremo di comunicare notizie in merito, la Scuola è l’unica cosa che ci accompagna fino al lavoro e la viviamo poi da genitori e nonni, meglio salvaguardarla.

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