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CAIVANO: Pubblicata la relazione integrale del Prefetto, non si salva nessuno

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A volte le parole servono a poco, in questo caso a niente.

Ciò che si evince dalla relazione del Prefetto Pagano, è quanto di più preoccupante si possa immaginare e ciò che rende la politica e la gestione finanziaria di un comune priva di ogni attributo di coerenza, onestà e di umana sopportazione.

Snocciolare nei dettagli il risultato delle indagini preventive sarebbe un’inutile perdita di tempo, basti dire che non si salva quasi nessuno dal 1980 ad oggi, nemmeno lo staff del Sindaco che viene menzionato in occasione di un esposto quale “tessitore di  una  rete  di  rapporti  fra  politica  e  criminalità organizzata”.

Un plauso va, certamente, a quella parte di cittadinanza attiva che ha provato a “immergersi” nelle acque torbide di un’amministrazione tutt’altro che trasparente, denunciando, carte alla mano, il malaffare imperante nel comune più a nord di Napoli.

Un sistema che affonda le sue radici nella criminalità da sempre presente sul territorio e che si è rafforzata con l’inserimento di “nuove leve” venute dai rioni napoletani di Scampia, Secondigliano e dai Quartieri Spagnoli e presenti all’interno del rione Parco Verde dove alimentano il mercato della droga rendendo Caivano una delle piazze di spaccio più grandi d’Europa.

Mi limiterò a copiare le conclusioni della lunghissima relazione che tocca tutti i settori, dai lavori pubblici al cimitero, da quello degli affidamenti diretti a quello degli appalti illegittimi, gettando un’ombra sull’operato di politici e funzionari.


Gli esiti degli accertamenti  ispettivi,  hanno  consentito  alla commissione d’indagine di individuare elementi  di  controindicazione «concreti,  univoci  e  rilevanti»  tali  da  poter   affermare   che l’amministrazione  comunale  di   Caivano   e’   condizionata   dalla criminalita’  organizzata  si  attraverso  gli  organi  elettivi  che mediante la connivenza dell’apparato burocratico.

Significativa,  ai  fini  dell’indagine  in  questione,   e’   la ricorrenza, nelle amministrazioni succedutesi  negli  anni,  omissis, molte delle quali presentano collegamenti diretti con le  consorterie criminali.

Ampiamente documentati sono i rapporti di parentela  e/o  assidua frequentazione degli  amministratori  locali  con  noti  pregiudicati della zona per fatti di camorra.

Sintomatica l’attribuzione da parte del omissis, avente come base operativa il «Parco  verde»,  della  delega  alla  gestione  di  quel comprensorio, circostanza che rappresenta  una  forma  inequivoca  di penetrazione     diretta      della      criminalita’      nell’alveo dell’amministrazione.

Il  citato  «Parco  verde»,   colonizzato   dalla   camorra,   ha rappresentato un serbatoio elettorale determinante per i vari sindaci eletti nelle ultime competizioni amministrative.

La commissione di indagine  ha  rappresentato  come  la  funzione politica e quella amministrativa hanno  abdicato  ai  propri  poteri, disinteressandosi di quel quartiere,  volutamente  abbandonandolo  ai clan, che ne hanno fatto  la  propria  roccaforte,  con  pesantissimo danno per l’intera collettivita’, dal momento che il comune  ha,  nel tempo, assicurato costosi interventi di  manutenzione,  omettendo  di riscuotere fitti e tributi.

 Anche nel caso del Giglio c.d. della camorra, il omissis, con  un provvedimento privo di rilevanza giuridica esterna, ha scavalcato  le funzioni  amministrative,  autorizzando  contra   legem   un   evento fortemente voluto da esponenti della criminalita’ organizzata.

Il  sistematico  ricorso  all’istituto   delle   proroghe   degli affidamenti di lavori pubblici, la prosecuzione di  servizi  comunali anche in presenza di contratti scaduti, le procedure  di  affidamento di beni e servizi concluse esclusivamente in via  diretta,  senza  il ricorso al mercato elettronico o a forme  di  evidenza  pubblica,  la mancata ottemperanza agli obblighi di trasparenza e di  pubblicazione degli atti, il  frazionamento  degli  appalti,  teso  ad  eludere  gli accertamenti antimafia, sono il sintomo di una mala gestio, che,  per dimensioni e costanza nel tempo, rappresenta  il  substrato  ottimale per la penetrazione della criminalita’.

La circostanza che  le  illegittimita’  commesse  dai  funzionari siano state piu’ volte inutilmente segnalate agli organi politici  e’ il  segno  piu’  evidente  della  comunanza  di  interessi  e   della contiguita’ fra politica e gestione.

La commissione di accesso  ha  individuato  chiari  elementi  di devianza  dai  criteri  di  efficienza,  di  trasparenza  e  di  buon andamento, nella gestione politica e amministrativa dell’ente.

L’intero apparato amministrativo e’ stato retto dai  responsabili dei  servizi  che  hanno  dimostrato   inadeguatezza   professionale, incapacita’  organizzativa  e  particolare  perseveranza  nei  propri errori, il che li ha resi permeabili  agli  indebiti  condizionamenti del  potere  politico,  nonche’  alle  pressioni  provenienti   dalla criminalita’ organizzata.

L’omissione  di  attivita’  di  controllo   e   vigilanza   delle illegalita’ perpetrate in maniera diffusa sul  territorio,  la  fitta rete di intrecci, parentele, frequentazioni e  collegamenti  di  vari amministratori e dipendenti comunali con esponenti dei clan  egemoni, ha consentito un uso distorto delle pubbliche funzioni ad appannaggio di interessi personali, familiari e criminali.

Il complesso delle  situazioni  su  evidenziate,  con  tutti  gli elementi  acquisiti  dalla  relazione  ispettiva,  corroborati  dagli accertamenti delle Forze di Polizia,  e’  stato  oggetto  di  attenta analisi in sede di Comitato provinciale per l’ordine e  la  sicurezza pubblica riunitosi il  omissis  allargato,  nella  circostanza,  alla partecipazione omissis.

In tale sede, tenuto  conto  delle  risultanze  rassegnate  dalla commissione  d’indagine  il   Comitato   ha   unanimemente   ritenuto sussistere il condizionamento degli organi elettivi dell’ente  locale da  parte  della  criminalita’  organizzata,  ravvisando  un   quadro complessivo  di  elementi,  attuali,  concreti  e  univoci  in   tale direzione.

Pertanto, si sottopone quanto su esposto alle  valutazioni  della on. S.V. rappresentando che, per  le  circostanze  emerse,  appaiono, anche alla luce della piu’ recente  giurisprudenza,  configurarsi  le condizioni per l’adozione del  provvedimento  di  scioglimento  degli organi elettivi, ai sensi dell’art. 143 del  decreto  legislativo  n. 267/2000 ed, inoltre, per l’adozione  dei  provvedimenti  di  cui  al quinto comma del citato art.  143,  per  i  funzionari  omissis  onde assicurare la cessazione di ogni pregiudizio  al  buon andamento  di quella pubblica  amministrazione  e  ricondurre  alla  normalita’  la gestione dell’ente.

                                                  Il Prefetto: Pagano

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