POLITICA

CAIVANO: La campagna elettorale è stata sciolta

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Ormai la politica in quel di Caivano è diventata un magro affare per la comunicazione locale che annaspa in cerca di contenuti inesistenti, concetto che si rafforza quando “stimati” politici accettano il confronto con antagonisti inconsistenti in casa di insignificanti propagatori dal gusto estetico quanto mai discutibile.

Oltre le parole esistono i fatti, e questi dicono che il coacervo di persone che hanno o avevano intenzione di buttarsi a capofitto in una competizione elettorale priva di contenuti, erano più di quelli che si potesse immaginare.

Lo scioglimento del comune, i cui motivi non sono certi ma che riguardano sicuramente una mancata realizzazione di quelle che sono le aspettative di una società sana e onesta, sia intellettualmente che di fatto, ha fatto pendere la bilancia dal lato del buon senso dello “stare a casa”.

Le considerazioni, allora, sono ben lontane da quelle che una certa “politica” -intesa nel senso peggiore- vorrebbe far intendere.

Orbene, durante un comizio elettorale tenutosi davanti a una webcam, i non candidati, reclamando il diritto alla parola perché cittadini di un paese quale è quello di Caivano, consigliano ai futuri consiglieri di consigliarsi con loro per il governo della città.

E non solo.

Accusano l’avversario -che chi sia non ci è dato di sapere- di uso improprio dei mezzi “Social” e di una certa stampa prezzolata che tutti conoscono ma di cui nessuno sa e vuole fare a meno, quelle tastiere ben organizzate che, all’occorrenza, servono al costrutto di discorsi vuoti per riempire scatole altrettanto vuote, il tutto condito da una buona dose di attacchi all’ultima amministrazione per non aver voluto evitare l’onta di uno scioglimento che getterà sui cittadini caivanesi il marchio indelebile di una camorra inesistente.

Meglio allora chiudere gli occhi, tapparsi il naso per non sentire il lezzo maleodorante di un sistema marcio e colluso, meglio fingere che non ci siano “amici” che ricorrono e rincorrono la determinazione di urgenza per “apparare” lo stipendio a fine mese, meglio, più di ogni altra cosa, continuare a sfregiare questo paese con l’illusione che il prossimo, con la stessa faccia, con gli stessi capelli, con la stessa macabra intenzione di uccidere la città, sia il nuovo che avanza, così, senza niente altro a pretendere che il naso dei poveri cittadini da tenere tra le dita per guidarlo nell’oscuro sentiero della tolleranza dei soprusi.

Il discorso diviene chiaro quando, insieme allo scioglimento del comune, si decompongono anche le paventate alleanze, quelle della conta dei voti e dei personalismi sterili degli statisti di turno che hanno la ricetta pronta per salvare Caivano e renderlo la “bomboniera” della terra dei fuochi, un diamante incastonato tra le ecoballe della sinistra e gli scempi del parco lineare, tra la lottizzazione selvaggia del territorio e il cemento che da anni cola a iosa.

Sarà pure che Caivano è il paese della salsiccia di polmone, sarà l’astio verso una generazione di politici accorsi al capezzale di un paese malato terminale, dottori con la laurea comprata nelle università online, ma io continuo a pensare che per salvare il nostro paese occorre che l’intelligenza di quei pochi che la posseggono, sia messa a disposizione di un progetto di lunga durata, che possa riguardare il futuro dei nostri nipoti, che quello dei figli ce lo siamo già mangiati. Occorre restituire dignità a una città e ai suoi cittadini più che ciarlare a vuoto e glorificarsi per ciò che in passato si è fatto. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, meglio non dire che vantarsi di aver contribuito alla morte assistita di una cittadina che avrebbe meritato un altro destino.

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