Featured

POLITICHE. Una vittoria che sa di vecchio. Unica novità: cambiano solo i simboli

Pubblicato

il

CARDITO – “Se votare cambiasse qualcosa, sarebbe illegale” disse Emma Goldon un’anarchica femminista di origini lituane ma di cittadinanza russa. Ed è così, in Italia già da diverso tempo ormai, nessuno se ne accorge. Ieri litri di spumante sono stati sprecati tra chi consapevolmente o inconsapevolmente festeggiava una vittoria che pone un partito davanti ad un altro solo con i numeri ma nei fatti non cambia e nè sposta l’equilibrio politico degli ultimi vent’anni. Chi grida alla vittoria e chi crede nel cambiamento è uno stolto, in realtà non deve ancora accorgersi che viviamo in una democrazia virtuale, quella democrazia che viene solo decantata con operazioni di marketing ma che nei fatti non viene mai applicata, perché vivere in una Repubblica democratica, oggi non conviene a nessuno di quei politici che una volta varcata la soglia di Montecitorio o Palazzo Madama si sporcano anche loro le mani di marmellata oppure affogano nel benessere e nella paura di perdere tutto da un momento all’altro, allora giù di accordi e compromessi, meglio fare quello che si è sempre fatto e conformarsi agli altri, si fa meno paura e si raccolgono più consensi. Nella migliore delle ipotesi, invece laddove ci sarebbe chi restasse duro e puro comunque fa sempre comodo ai poteri forti che trovano nella novità e nel partito che fa trend, il modo per costituire il polo di rottura, quello che determina l’ingovernabilità, quello che in realtà continua a stabilire, al di là delle leggi elettorali che si continueranno a scrivere, la fine dell’alternanza destra-sinistra e lo spargimento dei consensi. Ma veniamo ai fatti.

Ieri gli italiani hanno decretato definitivamente la fine della sinistra italiana, con Berlusconi si era avuta già la fine del Comunismo in Italia, ma ieri gli elettori hanno scritto la parola fine anche a coloro che si definivano di sinistra. Unica cosa certa è che la Democrazia Cristiana in Italia non morirà mai, i voti che determinavano quella fetta di moderati sono passati dal PD a Movimento 5 stelle con un’operazione di marketing di alto livello. Altro sconfitto, ma questa non era assolutamente una novità è stato Berlusconi, anzi, il risultato che ha collezionato può considerarsi una vittoria per un condannato incandidabile che effettua una campagna elettorale al buio e solo all’ultimo giorno decide di comunicare ai suoi elettori, il nome di Tajani, curriculum di tutto rispetto, ma sconosciuto alla maggior parte degli italiani, ma soprattutto da quei pochi che lo conoscono, considerato uomo senza polso. D’altronde cosa ci si aspettava da uno che in realtà doveva fare solo da comparsa? Oltre i 5 stelle chi raggiunge risultati storici è sicuramente la Lega Nord che dall’alto del suo circa 18% può decidere di vita, morte e miracoli all’interno della sua coalizione, che però molto difficilmente riuscirà a governare perché tutti insieme non raggiungono il 40%. Allora quale sarà lo scenario possibile? L’unico scenario plausibile per avere una governabilità comunque risicata è un’alleanza M5S-Lega. Ma qui poi, per gli appassionati di politica, si genereranno innumerevoli quesiti. Oppure, il Presidente Mattarella, preso atto che dal risultato delle urne è uscito un quadro dei consensi del tutto spaccato, potrà optare per l’ennesimo governo tecnico, almeno fino a quando non si redigerà una legge elettorale che consenti il governo del Paese. Allora in questo caso il quesito che nasce sarà: Con quali camere? Se andiamo a fare la conta dei seggi, il M5S sarà comunque messo in minoranza rispetto al famoso patto del Nazareno e se davvero il Rosatellum è stato messo in atto per far dispetto ai pentastellati, cosa fa pensare che il nuovo governo cambi idea e generi una legge elettorale che rispecchia la volontà degli elettori? Ma poi, non è detto che la volontà degli elettori è quella di far governare il Movimento – quella è un’altra idea diffusa con operazioni di marketing di alto livello dal Movimento stesso – visto che ha collezionato circa il 33% dei consensi, il ché significa che solo un italiano su tre desidera vedere Di Maio a capo del governo.

Nell’ipotesi di un governo fatto da Lega-M5S non credo che tutti gli italiani che hanno votato il Movimento si aspettassero un’alleanza con la Lega, anche perché la forbice dei nuovi consensi è solo del 6,8% rispetto al 2013, vuol dire che c’è stato un guadagno di poco più di tre milioni di voti. Questo fa pensare che solo questi ultimi si possono aspettare un Movimento simile a tutti gli altri partiti, ovvero un Movimento che fa alleanze di convenienza, che pur di governare è disposto a formare un governo pastrocchio. Ma come la metterà il Movimento 5 stelle con tutti quelli che hanno creduto alla squadra di governo presentata da Di Maio due giorni prima delle elezioni? Certo è che se la Lega si accontenta di fare la comprimaria in un governo M5S-Lega con gli stessi ministri presentati da Di Maio, allora sarà lecito anche dubitare sulla genuinità dell’operazione fatta dal capo politico pentastellato.

Una cosa è certa, se sarà governo tecnico o pastrocchio M5S-Lega, per gli italiani non cambierà nulla, perché da uno che dice mai alleanze e poi si allea, dall’altro che effettua una campagna elettorale contro un Movimento a braccetto col cavaliere e poi diventa comprimario di un Movimento in ascesa c’è da aspettarsi qualsiasi cosa, anche quella di rimangiarsi il proprio programma elettorale così come già fatto per i principi dei propri movimenti, se solo vogliamo citare il famoso 1 vale 1 e non avremo capi politici del Movimento per finire alla secessione della Lega. In ogni caso, chi spera nel famoso reddito di cittadinanza o nel famoso “Prima gli italiani” dovrà ancora attendere qualche annetto per vedere esauditi i propri desideri.

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Popolari

Exit mobile version