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[Editoriale] E se la democrazia fosse un algoritmo?

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La democrazia è un termine spesso abusato, nell’immaginario collettivo si pensa che tramite questa forma di governo, si possa essere liberi, sempre nel rispetto della libertà altrui, di fare ciò che si ritiene giusto.

Ma è sempre così?

Nasce nel sesto secolo in Grecia quando terminò in Atene un processo di radicale riforma istituzionale connesso con la progressiva presa di coscienza della massa degli opliti (cittadini-soldato). Diffusa soprattutto dagli equipaggi della flotta ateniese, l’idea democratica attecchì fra i ceti meno abbienti delle città alleate, creando così le basi per una solidarietà interstatale, scossa di tanto in tanto da contraccolpi oligarchici. (cit. Treccani)

Gli ultimi sconvolgenti fatti spagnoli ci danno però un’indicazione diversa. Il popolo, cioè il soggetto e l’oggetto di questa forma di governo, decide da se stesso e liberamente, non voler essere più assoggettato ad essa.

Una democrazia che si rispetti, infatti, presuppone che le decisioni vengano prese dal popolo intero, l’unico supremo detentore della giustizia sociale. Questo, però, non è stato rispettato in Catalogna, regione mediamente più ricca della nazione, in quanto la decisione avrebbe riguardato solo una parte e non tutto, il popolo spagnolo.

In pratica ci si trova di fronte a una democrazia monca, edulcorata di quella parte essenziale che è la partecipazione universale.

Niente in contrario all’indipendenza del popolo  Barcellonese, una puntualizzazione bisogna però farla.

Può una parte del popolo chiedere l’indipendenza escludendo la parte in disaccordo? Penso di no, sarebbe come giocare a calcio e pretendere che l’avversario stia a guardare.

La democrazia è una forma di governo molto difficile da concretizzare poiché mancano dei confini precisi all’idea di essa e, non sempre, le decisioni della maggioranza rispettano il bene comune.

In Italia, ad esempio, molti dicono che viviamo un clima di democrazia sospesa, dato che dalla caduta dell’ultimo governo eletto, quello di Berlusconi per intenderci, non è stato fatto ancora ricorso all’urna.

Anche in questo caso però, nonostante tutto, la democrazia sembra aver rispettato se stessa attenendosi in pieno a quelle che sono le direttive della costituzione e delle regole del parlamento. I vari parlamenti tecnici che si sono succeduti negli anni, infatti, si sino insediati nel rispetto di dettami e prassi strettamente democratiche.

La democrazia va dunque interpretata?

Sembra proprio di si, in quanto a metterla in pratica ci sono degli uomini, fallaci per definizione, che possono sforzarsi di fare il meglio e di mettere in campo competenza e autorità, ma che non possono sfuggire all’imperfezione propria degli umani.

La soluzione potrebbe arrivare dalla tecnologia, l’unica scienza in grado di calcolare senza pregiudizio e affidare all’uomo la giusta sentenza.

Così come avvenuto nel calcio con la VAR, si potrebbe prendere in considerazione un algoritmo capace di confermare il principio della democrazia senza l’intervento dell’uomo, un algoritmo che venga accettato e studiato da tutti i governi mondiali.

Il tecnicismo della burocrazia verrebbe abbattuto dal calcolo preciso della democrazia, così che nessuna legge possa risultare in conflitto con questa forma di governo da preservare.

L’algoritmo ci direbbe, infatti, che la Catalogna ha torto e che in Italia alcuna democrazia è stata sospesa.

O forse è meglio continuare a far decidere all’arbitro se il pallone è entrato in rete e sperare che non sia stato pagato dalla squadra avversaria?

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