Durante la nostra trasmissione “Tazebao”, dove erano invitati l’ex assessore e noto politico Pasquale Mennillo e il giornalista e opinionista Giovanni De Cicco, non sono mancate precisazioni riguardo il territorio e il dramma che, per troppo tempo, ha vissuto Caivano definito terra dei fuochi o dei veleni.
Ci vuole un progetto per una città che sia capace di programmare il futuro per i prossimi 10 anni, i carrozzoni non sono mai serviti a nulla, non è possibile raggiungere l’unità di intenti né tantomeno si può essere in grado di dare risposte ai cittadini.
Il superamento del dissesto è improrogabile, l’impegno dei politici deve essere tutto volto alla questione fallimento, ma il punto principale è quella di far sognare i Caivanesi.
Caivano è etichettata come terra dei fuochi, un marchio infame che ci relega a un piano inferiore rispetto alla realtà dei fatti. Dobbiamo lavorare per cancellare l’idea che il nostro paese sia inquinato, tossico, che gli stessi abitanti sono ormai contagiati e, addirittura, untori.
Caivano è la patria di grandi personaggi, di prodotti di eccellenza, di una filiera agricola che ci invidiava tutta l’Italia.
Sono stanco, aggiunge, che personaggi non caivanesi, possano infangare il buon nome della città solo per farsi una becera pubblicità o una campagna elettorale.
A parlare di Caivano devono essere i caivanesi!
Caivano è tutt’altro che la terra dei fuochi, è il più grande territorio fertile a nord di Napoli e bisogna dire basta una volta per tutte.
Il riferimento sembra essere chiaro, il popolo è stanco, la stampa e i politici ormai ritengono il nostro paese solo terra fertile per raccogliere consensi e notorietà.
Ultimo episodio in ordine di tempo, dopo decine di libri scritti sui pericoli che corrono gli abitanti, le centinaia di articoli contro gli agricoltori, la maledizione gettata sui pozzi e i pomodori dal cuore nero, il film “Veleno”, un’altra esagerazione e finzione cinematografica per gettare un’infinità di fango su questa terra e i suoi cittadini.
Caivano deve risorgere e darsi un tono, non inchinarsi a chiunque viene a promettere un risanamento per poi sparire nel nulla.
Abbiamo concesso troppi palchi e altari ai soliti noti, adesso è l’ora della riflessione e della rivincita.