La teoria delle finestre rotte è una teoria criminologica sulla capacità del disordine urbano e del vandalismo di generare criminalità aggiuntiva e comportamenti anti-sociali. La teoria afferma che mantenere e controllare ambienti urbani reprimendo i piccoli reati, gli atti vandalici, la deturpazione dei luoghi, il bere in pubblico, la sosta selvaggia o l’evasione nel pagamento di parcheggi, mezzi pubblici o pedaggi, contribuisce a creare un clima di ordine e legalità e riduce il rischio di crimini più gravi.
L’altro giorno, redarguivo una persona che stava parcheggiando sul marciapiedi in quel di Caivano, vergognati, mi è stato detto.
Io per la verità non mi sono messo “scuorno”, mi sentivo orgoglioso di avere avuto la forza e il coraggio per correggere un comportamento che, nel paese del sindaco fantozziano, è una regola ormai acquisita, le famose finestre rotte.
Taggavo, nel mio post su Facebook, dove allegavo le foto di una via S. Barbara invasa da parcheggi illegali, anche qualche vigile urbano sperando di avere un riscontro almeno sul piano umano.
Altroché, #Caivanodevemorire è stato l’hashtag che mi sono inventato tra la rabbia e lo stupore per i commenti che mi invitavano a desistere dalla mia azione correttiva e dedicarmi a un hobby meno scassa cazzo, qualcuno addirittura faceva il paragone con l’infermiere antiroghi travestito da prete.
Ecco, Caivano ha le finestre rotte, le strade rotte, le scuole rotte, la politica co-rotta e i cittadini in banca-rotta.
Il Sindaco si dimena tra approvazioni di bilanci bocciati, passeggia per le rovine del suo rovinato paese e gongola per gli accordi con i consiglieri per spostare dirigenti e forze in campo, spartire soldi e competenze in nome di un imprecisato bene dei cittadini.
La spirale è invitabile.
I cittadini si corrompono se guardano i corrotti, vandalizzano osservando i vandali al governo, sciupano guardando gli sprechi della macchina comunale.