Io non comprendo se certa gentaglia ci è o ci fa, oppure manca di gusto, ossia non abbia l’acutezza mentale necessaria che eviti inutili allarmismi tra la gente di questa “maledetta” Terra dei Fuochi di Angelo Ferrillo o quella, sempre a marchio registrato, della Terra dei veleni di Patriciello.
Questa volta è Ruotolo, un noto giornalista napoletano, a indossare cinture al tritolo per lanciarsi tra la folla e compiere una strage.
La foto dei limoni è una bufala chiarissima, lo sanno anche i bambini che non ci sono mutazioni geniche che reggano di fronte a un’infestazione , e la forma di quel frutto è esclusivamente colpa di un parassita comunemente conosciuto come “Acaro delle Meraviglie”.
Fin qui tutto normale, chi vuole sfruttare un fenomeno mediatico fa questo e altro.
Ciò che mi ha colpito, però, è la modalità con cui un altro prete, della stessa categoria del Patriciello, usi le stesse modalità di quest’ultimo per la lotta all’inquinamento.
Don Marco organizza una celebrazione per le vittime dei veleni vesuviani, chiede ai fedeli di portare le foto dei morticini, bestemmia affermando che la terra non è più terra, stessa prassi, tirarsi dietro un abito talare centinaia di persone e organizzare una “rievocazione” del dolore per la perdita di un familiare.
Io so perché.
Io so che il dolore, da qualsiasi parte venga può essere trasfigurato in rabbia e lotta, in associazioni e flusso di denaro, in un crescendo di odio verso il prossimo che porta la maggior parte di quei fedeli a dimenticare “l’ama il tuo prossimo” e a inchiodare in croce il Cristo di turno che dovesse provare a dire che quel limone è stato solo attaccato da un parassita.
Io li chiamo terroristi e non temo il giudizio di questi finti preti e di tanti finti cattolici. La verità sta in Gesù Cristo, tanti dovrebbero ricordarlo, specialmente chi ha scelto il Regno di Dio come casa ultima, la buona novella come annuncio di nuovi mondi e nuovi cieli.
Non me ne vogliano i seguaci di questa gentaglia, la verità, per essere tale, ha bisogno di una croce che sanguina, di chiodi e di aceto da bere.
Non me ne voglia l’ennesimo parroco se dico che la sua notorietà è frutto di una macchinazione diabolica.