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[GALLERY] CARDITO: Mentre il sindaco litiga sui permessi edili, il centro storico cade a pezzi

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CARDITO – Il degrado del centro storico di Cardito è sotto gli occhi di tutti, è impensabile che un comune di circa 23mila abitanti al posto di conservare il proprio patrimonio storico e culturale lo riduca in un ammasso di pietre vecchie. Numerosi sono i fabbricati pericolanti e inagibili sul territorio carditese, tant’è vero che anche il più bravo tra gli automobilisti fa fatica a districarsi tra le varie chicane formate dalle transenne che delimitano il perimetro di pericolo dal quale bisogna stare lontani, ed è proprio su una di queste messe in sicurezza che ci vogliamo soffermare, perchè sono passati già diversi giorni, precisamente dall’ultima tromba d’aria, che sul Corso C. Battisti, un recinto fatto di transenne che delimita un pericolo imminente dato dalla probabile caduta pietre di un edificio inagibile da almeno un trentennio, è lasciato lì per terra con tanto di transennatura aperta in modo da facilitare l’ingresso di impavidi avventurieri o di fedelissimi della Madonna dell’Arco come quelli che periodicamente, sprezzanti del pericolo e incuranti del divieto, adornano con fiori e addobbi la cappella confinante con l’edificio in questione.

Logicamente, manco andarlo a chiedere al sindaco Cirillo come mai degli edifici storici, come quello prima menzionato, sono abbandonati da anni e lasciati al loro degrado e né tanto meno chiedere come mai in diciotto mesi di insediamento, nessuno della sua giunta ha mai informato i cittadini sulla linea programmatica, ammesso che ne abbiano di linee programmatiche, del P.U.C. (Piano Urbano Comunale), che nel quale non mancherà di certo menzione a tale problematica. Guai a fare queste domande, se no, si rischia di essere querelati.

Allora, sono i cittadini a porsi delle domande, sulla convenienza che esiste tra il cambio di destinazione d’uso dei terreni, quindi rendere i terreni da zona verde a edificabili e il ristrutturare il patrimonio edile esistente. Ma noi siamo sicuri che i cittadini le risposte già ce l’hanno, ma non le esprimono apertamente per paura di essere “querelati”. Ai posteri l’ardua sentenza.

 

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