La risposta del perché il camaleontico presidente del consiglio, non indice un’assise pubblica dai tempi del passaggio dei quattro dissidenti all’opposizione, si trova proprio in un documento apparso stamattina su “Il Giornale di Caivano”, redatto da tre consiglieri de “La Svolta” più il consigliere Giamante Alibrico, dove rispondono ad un invito a rientrare nella maggioranza da parte del vostro sindaco Simone Monopoli, con un vero e proprio “ricatto politico”.
Premesso che il ruolo del consigliere comunale secondo il TUEL (Testo Unico degli enti locali) prevede il diritto di iniziativa su ogni questione sottoposta al Consiglio; il diritto di chiedere la convocazione del Consiglio, secondo le modalità dettate dall’articolo 39 T.U.E.L.; il diritto di presentare interrogazioni e mozioni e altri atti di sindacato ispettivo e il diritto di ottenere dagli uffici tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all’espletamento del proprio mandato. Se i consiglieri caivanesi degli ultimi trent’anni avessero almeno letto una sola volta il TUEL che, per chi si appresta ad avere tale ruolo nelle istituzioni locali è come la bibbia per i cattolici, forse questi quattro signori non si sarebbero neanche lontanamente sognati di chiedere, ma ancor più grave scrivere, con tanto di proposta protocollata, certe cose al sindaco, che specifichiamo bene, non rientrano minimamente nel loro ruolo da consigliere.
I consiglieri de “La Svolta” (Gennaro Riccio, Luigi Padricelli e Carminia Perrotta) con Giamante Alibrico in realtà non hanno chiesto un’interrogazione consiliare, cosa molto più consona al loro ruolo, ma hanno chiesto al sindaco di decidere al suo posto nuovi assessori ed hanno preteso più partecipazione alle scelte programmatiche, che tradotto in parole povere, vogliono sedersi anche loro nella stanza dei bottoni, ma la cosa più grave che hanno potuto chiedere ad un sindaco già confuso di per sé, l’affidamento delle posizioni organizzative e qui credo si riferissero alla scelta dei dirigenti, come se quest’ultima cosa, come la scelta della giunta, non spettasse, secondo la legge, al sindaco in carica.
Detto quanto scritto, compreso di premessa, e visto che sono già diversi anni che i politici, sia caivanesi che italiani in genere, hanno perso di vista gli ideali, la riflessione da fare è una: Che senso ha, e a quale scopo i consiglieri dissidenti scendono a patti col sindaco pur di rientrare in maggioranza? La risposta io ce l’ho, come penso anche tutti i caivanesi, ma la questione, in questo caso, diventa immorale quando c’è da conservare la poltrona a tutti i costi.