Caivano: Un’amministrazione senza vergogna.
La politica caivanese negli ultimi anni sembra proprio non riprendersi, da qualche lustro infatti, assistiamo al sistematico fallimento di ogni nuova amministrazione, non ultima quella capitanata da Simone Monopoli. Come già ribadito, pensavamo che, con Antonio Falco, avessimo toccato il fondo, ma l’attuale Sindaco, carte e fatti alla mano è stato capace di superare il suo predecessore. In un solo anno, e ribadiamo un solo anno di amministrazione, l’attuale situazione politica è chiara, forse è l’unica cosa trasparente, quella stessa trasparenza tanto decantata dal cardiologo di #tuttaunaltrastoria. Tra nomine di assessori, giunta tecnica di alto profilo, portavoce e chi più ne ha più ne metta, siamo arrivati al dissesto finanziario, un dissesto accertato e consolidato nell’ultimo consiglio comunale. Ma l’analisi di questa vicenda va analizzata a monte, bisogna andare a ritroso; Monopoli è stato l’ennesimo Primo cittadino, che sicuramente non si è candidato per amore del suo popolo, contornatosi di una “squadra” di foresozzi (non proprio tutti), gente, che con la politica, con l’amministrazione di una città non ha nulla a che vedere, personaggi, e la storia ce l’ha insegnato bene, che pur di sedersi sulla poltrona farebbero di tutto, in contrapposizione con il nobile pensiero del filosofo Aristotele, che nella sua Politica, parlava di crematistica, ovvero la gestione degli averi, che traslitterata e contestualizzata alla nostra tragica realtà, va tradotta come SPARTIZIONE DEGLI AVERI, ovviamente gli averi, sono i soldi dei cittadini onesti. Per non parlare poi dell’estetica, quell’infimo narcisismo, che, quando si ricoprono certi ruoli, eccede e primeggia, confondendo forma con sostanza; non chiediamo oratori, non vogliamo maestri di retorica, anche perché, quando a gestire i profili social sono altri e non i diretti interessati, ti rattrista maledettamente, e soprattutto si evince l’esiguo livello culturale, ecco perché nei consigli comunali “certi” interventi si contano sulle dita della mano. Chiudendo, in merito al dissesto, che certamente non è stata una novità, ma qualcosa di atteso, come un condannato a morte, fortunato di non conoscere la data dell’esecuzione, abbiamo assistito all’ennesimo scempio sociale, politico e umano, dove, la demagogia è regnata sovrana, il solito finale, la maggioranza che accusava l’opposizione per i quasi trenta milioni di debiti, a tutti i “politici” attuali, dedichiamo una frase del compianto De Andrè: “Anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”