POLITICA

CAIVANO: Un fenomeno che si chiama Bar

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Caivano, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo.

Il mio paese si basa, come l’Italia per la carta costituzionale, sui Bar. Ce n’è uno ogni mezzo metro, pari a uno per ogni 0,3  abitanti. Eminenti scienziati studiano da tempo il fenomeno per poterne comprendere la natura e la struttura. Nel 1875  Caivano entrò nel Guiness dei primati, strappando la prima posizione a New York, e vincendo anche la concorrenza della temibile città di Afragola, che però si aggiudicò il primato delle pizzerie da asporto.

Oggi il fenomeno è riconosciuto da quasi tutti gli studiosi e distinto col nome “BarCaivanum straripantum”.

Come abbia avuto origine, nessuno ancora lo sa. Qualcuno sta ipotizzando di costruire un acceleratore di chinotti, nel sottosuolo di Casolla Valenzano, per carpirne il segreto, fino alla scoperta della particella di Toraldo, noto produttore di caffè locale, che si pensa possa essere il creatore del fenomeno, in quanto esistito nei secoli dei secoli (amen).

Qualche lettore poco avvezzo al territorio, non immagini la ridente cittadina di Caivano come un salotto dove i quasi 40.00 abitanti, se ne stanno tutto il giorno seduti ai tavolini dei suddetti esercizi commerciali. Nossignore, i tavolini sono tassativamente banditi, che quella è roba per chi tiene il tempo da perdere. Nel bar di Caivano, si entra, ci si appoggia al bancone e si consuma velocemente, che poi il barista ha da fare. L’aperitivo si tramoggia come grappa, senza patatine, noccioline, olive e altre menate che usano solo i “nacchinielli”.

Ho calcolato, tenendo conto del numero di abitanti, dei caffè giornalieri di ognuno, del tempo consentito e dei bambini, che pure ci sono, il reddito pro-capite di ogni gestore che, al lordo delle spese, si aggira intorno ai duecento euro annui.

Un mistero che si infittisce sempre di più, anche stando alle  fluttuazioni in negativo delle previsioni.

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